QUARESIMA/2: Una voce dal monastero

Pubblicato il 29-08-2013

di Alessandra Bizzarri


Le radici di una pianta non si vedono, ma sono essenziali; così è la preghiera, quella forza silenziosa che alimenta l’azione degli uomini, in comunione con Gesù. Ce ne parla con semplicità e freschezza una giovane carmelitana.

di Suor Maria Elena

 

Quando mi è giunto l'invito a partecipare la mia vocazione alla vita di clausura sono rimasta un po' titubante, perché parole se ne sentono molte e oggi anche la vita contemplativa lascia generosamente passare attraverso la grata messaggi, interviste, volti, per cui essa non è più un mistero.
Per la maggior parte delle persone, tuttavia, questa resta una vita senza senso, assurda; per altre è accettabile nella Fede; da pochissime è ritenuta dono di Dio alla Chiesa.

Io vivo in monastero da 16 anni ormai: nel cuore sento lo stesso fuoco che mi spinse allora, a 18 anni, a compiere questo passo e oggi non esiterei a rifarlo, a dire nuovamente il mio , con lo stesso ardore, mi pare, e la stessa freschezza.
Sono stata affascinata e catturata da una Persona viva e stupenda, Gesù, che ho incontrato sul mio cammino in mille modi diversi: nella bellezza di un piccolo fiore di montagna nascosto tra le rocce, nel sorriso dei bambini che assistevo nelle colonie estive, negli anziani sofferenti di un ricovero in cui facevo volontariato, negli incontri di preghiera e nella meditazione della Parola di Dio... e infine negli occhi trasparenti e luminosi di una suora di questo monastero. Dopodichè ho compreso che qui, in questa benedetta solitudine, Gesù avrebbe colmato tutte le mie attese, tutti i miei desideri di essere utile all'umanità e di corrispondere al Suo disegno di amore su di me.

Compresi fin da allora che un solo settore di apostolato non mi bastava, perché io volevo raggiungere tutti... Compresi che solo in Gesù e con Gesù avrei potuto fare ciò, ed in modo molto più sottile ed efficace che non donando le mie forze fisiche, limitate nel tempo e nello spazio.

Le radici di una pianta non si vedono, il loro è un lavoro nascosto ma preziosissimo e vitale al fine di portare fiori e frutti. Stando sotto terra, esse non hanno la gioia di vedere i frutti, ma altri ne godono...
Così è la vita delle claustrali: viva e feconda senza manifesti o applausi o gratificazioni di sorta. L'importante è essere, rimanere con Gesù, in comunione con Lui: solo così ogni piccolo gesto della normale vita quotidiana acquista un valore infinito a beneficio dell'uomo sofferente, povero, offeso e così, da un piccolo angolo della terra quale può essere un monastero, scaturiscono torrenti di speranza, di luce e di pace per tutti.

La Parola di Gesù: "Io sarò con voi sino alla fine del mondo" mi accompagna sempre, ha cancellato le mie paure di rimanere sola, mi ha dato il coraggio e la beata incoscienza, che lascia da parte la ragione, di lasciare tutto e rispondere .

Le difficoltà poste dai miei genitori erano più che comprensibili, data la mia giovane età, e non mi sono state risparmiate alcune prove, tra cui quella di vedermi costretta ad uscire dal monastero per essere studiata ed eventualmente salvata da una scelta sbagliata. Sono stati lunghi mesi di fatica, incomprensione, lotta e umiliazioni, ma si sono rivelati un dono della Divina Provvidenza che sempre veglia su di noi, e la prova non è servita ad altro che ad alimentare la fiamma e purificare ciò che in me non piaceva a Gesù.

Si andava così chiarendo che Gesù mi chiamava a seguirlo proprio qui, e finalmente i miei cari hanno ceduto con la promessa di non crearmi più ostacoli.
Mi rendo conto che senza la Fede e l'incontro con una Persona viva (Gesù, Dio fattosi uomo, morto e risorto, rimasto con noi nel Sacramento dell'Eucarestia, e tutto ciò per amore di noi), senza il desiderio di conoscerlo e la ricerca sincera di una pienezza, non scocca nessuna scintilla e tutto rimane piatto, freddo e razionale.

Sono certa che la più grande avventura che possa capitarci è incontrare l'Amore, credere in Lui, credere che Egli ha fiducia nelle nostre possibilità di dargli una mano, un cuore per compiere anche attraverso di noi grandi cose.
Io ho creduto all'Amore.

Suor Maria Elena
Monastero cottolenghino "Il Carmelo"

Altri articoli
QUARESIMA/1: Il tempo del ritorno
QUARESIMA/3: Prendersi cura
QUARESIMA/4: Controcorrente

 

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok