Controcorrente
Pubblicato il 10-03-2007
Solo un cuore giovane può accorgersi di un Gesù crocifisso per amore come della novità del mondo.
Nella società di oggi c’è un diffuso bisogno di cambiamento; non un cambiamento qualsiasi, ma un cambiamento morale, che morda nel vivo la coscienza della gente. Oggi c’è un anelito - più o meno espresso - a cambiare finalmente lo stile morale della vita. Come avviene sempre, questo cambiamento è segnalato soprattutto dalla sensibilità dei giovani. Più freschi, più schietti, più liberi da certi vincoli imposti dalla società nella quale viviamo, riescono ad esprimere in qualche modo, purtroppo non sempre efficacemente, questo bisogno di cambiamento. Il sociologo americano Thomas Roszak ha scritto: “I giovani di oggi hanno la potenza morale di lanciare la rivoluzione storica che essi desiderano; ma non illudiamoci, essi non vogliono niente di meno”. È un’osservazione intelligente; la fascia della società costituita dai giovani porta dentro un immenso desiderio di cambiamento. Però i giovani spesso non hanno la fortezza morale di effettuarlo, e perciò si esprimono con segnali frenetici e ribelli, ma di poca durata. Non importa che non abbiano il potere, essi esercitano comunque una profezia. Noi siamo davvero in una situazione di umanesimo decadente, il cammino dell’umanità scende per una serie di processi negativi. Il cambiamento, che può essere “scendere” (decadenza) o “salire”, comporta il passaggio ad un altro tipo di uomo, ad un altro modello di vita. Per noi credenti il cammino verso Cristo sale. |
“Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43,19). Ecco la grande domanda: ci stiamo accorgendo di Gesù? Tocca a noi giovani nella primavera della grazia accorgerci di Gesù Cristo come della novità del mondo: e precisamente di Gesù crocifisso. Con giovani si intende il senso scritturale del termine, che non è più un senso anagrafico, ma è un senso evangelico. Quando Giovanni dice: “Scrivo a voi, giovani: voi avete sconfitto il diavolo. A voi, figlioli, io scrivo: voi avete conosciuto il Padre. ... Giovani, io vi dico che siete forti, che la parola di Dio è radicata in voi e che avete vinto il diavolo” (1Gv 2, 12-14) non allude agli adolescenti, ma a chi è stato rinnovato nella grazia. E così anche Paolo quando dice: “se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno” (2Cor 4,16). Noi dunque siamo tutti quanti giovani nella primavera della grazia, e nella misura della fede siamo veramente nell'età perfetta e piena, siamo quindi in grado di capire Gesù, se lo vogliamo. Non dobbiamo però essere dei distratti. Accorgerci di un Gesù nuovo, di un Gesù crocifisso: la Pasqua è questo, la sua vita ci porta lì sulla croce. |
Confrontiamo due posizioni mentali, che sono le due polarità dell’atteggiamento dell’uomo verso Dio: quella di Nietzsche che sostiene che non ci sono dei, quella di Giovanni che riconosce in Dio chi ci ama fino al colmo. Consideriamo ora la posizione mentale opposta, quella che riconosce Dio come amore, presentata in Gv 13,1.3-5: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora per passare al Padre, dopo avere amato i suoi li amò sino alla fine (al colmo)”. Questa è la frase su Gesù forse più significativa di tutto il Nuovo Testamento. E questo colmo comincia con un gesto incredibile: “Si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno ai fianchi; poi versò acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli”. Con questo episodio inizia la sua ora. Il gesto di lavare i piedi ai discepoli ha, come l’istituzione dell’eucaristia, un valore grandissimo, tanto che in un certo senso supera la nostra capacità di immaginazione: è proprio il Figlio, l’Uomo, il Dio fatto Uomo che si inginocchia e lava i piedi dei suoi discepoli. Non è tanto un gesto rituale quanto piuttosto il gesto di uno schiavo. |
Il periodo pasquale ci interpella ad adottare un nuovo stile di vita basato sull’amore. È l’attenzione del cuore che il Signore si aspetta in più da noi, uno sguardo gratuito e attento, in grado di cogliere questo paradosso dell’amore. In un mondo in cui la legge dominante è quella dell’egoismo, noi cristiani dobbiamo andare controcorrente realizzando un vero progetto d’amore, il progetto di “essere per gli altri”. Non si tratta infatti solo di compiere di tanto in tanto qualche buona azione, andare a trovare un malato e regalargli un’ora del nostro tempo, dare denaro a un povero. Anche questo è amore per gli altri, ma non è però ancora un vero progetto: sono gesti belli ma un po’ occasionali, e proprio perché sono occasionali dimostrano che non rientrano in un progetto di vita fatto sul modello di Gesù. Il progetto può sintetizzarsi in due interrogativi: per chi ti stai sacrificando? o, viceversa, Chi stai sacrificando a te? Chi stai servendo? o, viceversa, Di chi ti stai servendo? |
La prima domanda non è se mi sto sacrificando, ma per chi mi sto sacrificando in modo libero e generoso. Perché è istintivo e bellissimo fare certi sacrifici come quello di una mamma o di un papà, di chi si vuol bene, di due fidanzati, di due sposi, in un contesto d’amore già forte. È necessario però che il nostro amore lentamente si allarghi e riesca a raggiungere sempre più persone, quei fratelli che saremmo tentati di escludere o di ignorare per varie ragioni, tutte dettate dal nostro egoismo. Bisogna allora passare alla seconda domanda: di chi ti stai servendo? Chi stai servendo? Lavi i piedi? A chi? Perché? Per chi? È una meraviglia questo modo di vivere, è una meraviglia questo Dio. Ed è possibile vivere così, da adesso, da oggi. È la meraviglia del cristianesimo. È un “andare controcorrente” perché in fondo ci pesa un po’. Ma è così bello farlo, che questo peso vale la pena di portarlo. Giuseppe Pollano
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