Un confronto possibile con i musulmani d’Europa

Pubblicato il 21-08-2013

di Alessandra Bizzarri


"Il Corano, testo divino eterno, è compatibile con l'Occidente?".
Questo il tema della lezione che Padre Samir Khalil  - docente di materie islamiche all'Università di Beirut - ha tenuto ieri sera all'Arsenale della Pace nell'ambito della rassegna "Domande a Dio", promossa dal Teatro Stabile di Torino in collaborazione con il Sermig.
Di seguito proponiamo un contributo dello stesso autore, pubblicato dalla rivista Nuovo Progetto, in cui si tracciano alcuni spunti di riflessione sulle radici del fondamentalismo islamico e delle possibilità di confronto con i musulmani d'Europa.

 

 RADICI DEL FONDAMENTALISMO

Una prima radice del fondamentalismo ideologico è sicuramente sostenuta dall'Arabia Saudita che ha adottato la dottrina di Abdul Wahhab (1699/1792), un imam estremista, ed esporta questa visione, ritenuta l'autentico islam, attraverso la sua potenza economica. Negli ultimi dieci anni ha fatto costruire più di diecimila moschee nel mondo e ha inviato degli imam dappertutto.
E' riuscita a far adottare la sharià islamica a molti Paesi, in particolare in una dozzina di stati della Nigeria.
Ha cambiato il volto dell'Indonesia, dove, fino a vent'anni fa, un terzo del clero cattolico era nato musulmano: un fatto unico, perché l'apostasia, rinunciare all'islam, è un reato pagato con la morte in molti paesi islamici.
E si potrebbe continuare l'enumerazione…
Un altro elemento per capire il fondamentalismo islamico, da cui si sono sviluppati altri movimenti, porta a Hassan al-Banna (1906-1949), fondatore nel 1928 in Egitto del movimento dei Fratelli musulmani come reazione alla sconfitta dell'impero ottomano, alla secolarizzazione, all'abolizione del califfato. Riscontrando che i paesi dell'islam erano umiliati dall'occupazione e dalla colonizzazione, sostenevano l'unità fra i paesi islamici attraverso il ritorno letterale al Corano: l'islam è la soluzione a tutti i problemi, perché l'islam è giustizia per tutti, non ci saranno ricchi e poveri, ecc. Questo discorso motto semplice è risultato molto efficace.
LA RADICALIZZAZIONE CON SAYYID QUTB

Il successore spirituale di al-Banna, Sayyid Qutb (1906-1966), ha elaborato la teoria della giahiliyya, una parola in arabo molto evocatrice perché riprende il vecchio termine musulmano per disegnare l'epoca pre-islamica, il paganesimo, l'oscurantismo, ecc. contro la quale Maometto ha lottato attraverso quattro fasi.
Prima fase: la condanna dei miscredenti, dei kuffâr, cioè atei; seconda: il distacco da questo mondo cattivo per emigrare nel 622 a Medina, dicendo che non aveva niente a che fare con la Mecca e con i suoi abitanti pagani, che rifiutavano la sua missione; terza: organizzazione della controffensiva; quarta: l'attacco! E questo è diventato ed è il programma di questi gruppi che vedono nel mondo occidentale la fucina di tutte le perversioni e i fallimenti dell'umanità. Prima takfîr (proclamare l'altro kâfir), poi la higra (l'emigrazione spirituale), poi l'istituzione dello Stato musulmano attaccando gli oppositori.
E' stata quindi teorizzata la condanna dell'occidente perché pagano, e la condanna dei "falsi musulmani", i governi ipocriti (munâfiqûn) che non applicano la Sharia islamica. L'ateo non ha diritto di vita, ma la sola scelta tra diventare musulmano o essere ucciso. Il cristiano e l'ebreo invece possono restare. Per questi movimenti l'unica cosa da fare è la distruzione per creare un mondo che si avvicini all'islam, per estendere la pax islamica che finalmente il mondo aspetta, che raggiungerà ciò che per i cristiani sarebbe l'epoca messianica.
Questa visione non è molto lontana dall'integralismo di alcune chiese, o sette americane, di ispirazione biblica o coranica, che denunciano l'immoralità dell'occidente, citando le cose più visibili: l'omosessualità diffusa, il divorzio, ritenuto peggio del ripudio, l'aborto, etc. Sicuramente realtà da riprovare con forza, ma un conto è dire che tutto questo è diabolico e va distrutto, un conto è cercare di discernere, come nella parabola del buon grano e della zizzania, e dire che crescano anche insieme per evitare di distruggere tutto.
L' EMIGRAZIONE CHANCE PER MUSULMANI E OCCIDENTALI

L'islam in occidente è caratterizzato da una forte presenza di immigrati. Chi è cristiano, poiché crede che Dio guidi il mondo, può pensare a questa immigrazione non come un'occupazione o un'invasione (peraltro è una necessità) ma come la possibilità per i musulmani di uscire dalla situazione economica e politica che li può radicare nel fondamentalismo. Se poi vengono aiutati a integrarsi e a non fare ghetto, può scaturire un bene reciproco. Gli occidentali possono così arricchire l'identità della propria cultura (l'esogamia è sempre stata promossa da tutti i popoli intelligenti).
E' un bene per loro perché, confrontandosi con questo mondo, hanno un altro approccio che potrebbe diventare un boomerang alle loro nazioni islamiche.
Oltre a questo aspetto culturale, c'è anche un livello spirituale: per secoli la Chiesa ha mandato missionari anche nel mondo islamico, con successo umano praticamente nullo; non si potrebbe pensare che la provvidenza divina ci manda i musulmani anche per dar loro la chance di scoprire il vangelo e Cristo?
La soluzione di tanti problemi verrà dai cristiani, nella misura in cui saranno capaci di confrontarsi positivamente con la secolarizzazione, con la modernità, e se saranno capaci ad avvicinare i musulmani con simpatia, con amore, ma con rigore, senza nessuna concessione, né a livello culturale, né a livello sociologico, ancor meno a livello religioso.

 

P. Samir Khalil, sj
docente di materie islamiche all'Università di Beirut
e alla Pontificia Università Orientale di Roma

 

 

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