Siamo tutti ultras

Pubblicato il 23-06-2013

di Ernesto Olivero


L’odio è cieco. Ma non è il solo…

di Ernesto Olivero

 

Nella mia vita sono andato due volte a vedere una partita di calcio di serie A. La prima ero giovanissimo. Andai con il mio amico Nanni. Giocavano Giampiero Boniperti, il gallese John Charles e lo scugnizzo Omar Sivori, ma io ero lì perché un giovane del mio paese, Francesco Stacchino, giocava in serie A per la prima volta. La seconda volta ci sono stato non molto tempo fa. Mi sono ritrovato in mezzo agli ultras. Fui sorpreso perché non guardavano la partita. Il loro compito era quello di insultare gli ultras avversari i quali, anche loro, non guardavano la partita. Potevano esserci azioni belle delle due squadre in campo, ma i cori di insulti implacabili continuavano.
Capirete che non posso riportare qui gli improperi che ho sentito. Era una “diretta” di insulti e controinsulti per me irripetibili, ma loro li ripetevano eccome! L’unica cosa che non li interessava era la partita di calcio. Lì ho capito che il tifo è cieco.

Il comportamento degli ultras assomiglia per certi versi a quello dei politici nostrani che preferiscono insultare gli avversari, trasformati in nemici, piuttosto che parlare dei problemi reali della gente, di programmi e di impegni. Votare per un partito o per un altro è un tifo cieco. C’è per esempio un problema grave come quello che coinvolge i pensionati. Con 800.000 lire di pensione riuscivano a mala pena a sbarcare il lunario. Ora ricevono l’equivalente in euro, 400 euro che però hanno il potere d’acquisto di 400.000 lire, esattamente la metà. Su questo punto i politici sorvolano, fanno finta di niente e intanto quei poveri cristi come lo sbarcano il lunario? Ecco perché i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sono sempre più ricchi. La politica non dovrebbe difendere i deboli, i poveri?

Sono convinto che il cuore del problema non è l’insulto o la violenza, ma l’odio che c’è dietro il nostro modo di vivere e pensare. Mi chiedo: oggi chi crede in Dio ci crede veramente? Oppure chi crede in Dio è un ultras che insulta gli altri? E l’insulto diventa un kamikaze, una bomba, diventa un muro, un indifferente, un violento.
In questa ottica calcio, politica e religione in fondo portano alle medesime estreme conseguenze:
non hanno a cuore il bene dell’altro, ma pensano unicamente a demonizzarlo, a stroncarlo, per affermare il proprio potere.Diventano ideologie. I musulmani che credono in Dio, rispettano, amano gli ebrei che credono in Dio? Gli ebrei fanno lo stesso? I musulmani e gli ebrei amano, rispettano i cattolici, gli ortodossi, i credenti delle altre religioni, i non credenti…? E questi a loro volta fanno lo stesso con gli altri che non condividono la stessa fede? Anche qui l’odio si taglia a fette. Intanto i luoghi di culto si svuotano. Oppure di tanto in tanto si riempiono non per la preghiera, ma per ostentare l’odio. Povero Dio!

Quando decideremo di rinascere? Quel giorno per prima cosa capiremo che tutte le donne e gli uomini del mondo sono figli di Dio e che tutte le ingiustizie del mondo sono alla nostra portata, possono essere sconfitte perché dipendono dai nostri punti di vista, dalle nostre decisioni, dal nostro egoismo.

Quante bugie in nome di dio, quante guerre, quante vigliaccate! Vorrei che tutte le donne e gli uomini del mondo incontrassero Dio, quello vero. Vorrei che tutte le donne e gli uomini vedessero Dio, ma devono avere occhi che vanno al di là del muro creato dagli scandali, dagli uomini che si dicono di Dio. Vorrei che tutte le donne e gli uomini del mondo potessero pregare Dio. Vorrei che tutti entrassero nel suo Amore infinito, in questo Amore che consola e ci fa capaci di consolare, che perdona e ci fa capaci di perdonare. Questo Amore in cui le lacrime non sono disperazione, in cui il tempo perso per Dio è tempo di Dio, in cui dar da mangiare all’affamato è la priorità mia e di tutti.

Sento che dobbiamo ritornare a Dio. Sento che proprio in questo tempo, in cui tanti dichiarano la morte di Dio, dobbiamo proclamare con il nostro silenzio, con la nostra vita che Dio è vivo. L’ho incontrato, ha cambiato il mio pianto in gioia, la mia angoscia in speranza.
Non credo in Dio per decreto, come viene imposto da tante parti. Credo in Dio perché l’ho incontrato, l’ho visto e mi sono fermato con lui.



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