Una fiaba dal carcere

Pubblicato il 31-08-2009

di Marco Grossetti

Un gruppo di detenuti assembla gratuitamente la “Lampada di Aladino”, lampada portatile fotovoltaica destinata ai poveri del mondo aiutati dal Sermig. Sembra una fiaba, ma è reale.

di Marco Grossetti

Prima di leggere aspettate che arrivi sera e staccate la corrente: scordatevi la televisione, immaginate che anche i lampioni in strada siano stati spenti, così come i macchinari delle fabbriche, i computer degli uffici e le luci delle discoteche; i compiti e il lavoro li potete finire domani quando arriva il sole. Se avete paura del buio accendete una candela, e provate a condividere per qualche minuto la condizione di un miliardo e seicento milioni di persone: uomini, donne e bambini che, stando al rapporto pubblicato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia nel 2005, non hanno accesso alla rete della luce elettrica.
Il gruppo Re.Te. del Sermig lavora in tutto il mondo anche per mettere fine a questa ingiustizia. Una delle loro invenzioni è la “Lampada di Aladino”, una lampada portatile fotovoltaica che si carica durante il giorno con un piccolo pannello solare. Dopo anni di ricerca è stata completamente annullata la dispersione di energia, ridotto al minimo il costo di produzione, portata a 10 ore l’autonomia. La lampada è il risultato del recupero di tante energie inespresse, naturali come quella del sole, ma anche umane. lavori in carcere
Il carcere delle Vallette di Torino sta diventando uno dei posti più frequentati da Armando, elettricista in pensione. Per arrivare all’officina meccanica della Cooperativa Sociale degli Argonauti si passa per tante porte che ci mettono una vita ad aprirsi ed un attimo a chiudersi, incrociando facce incattivite dalla vita, sguardi pieni di speranza, disperazione e noia, attraverso corridoi interminabili avvolti in un silenzio dove ogni passo fa rumore.
lavori in carcere Quando arrivo, Bruno, uno dei ragazzi che lavorano qui, mi fa fare un giro per l’officina, mentre Tarek, e Mourad si mettono all’opera, aggiustando pezzi di tram e pullman della GTT, la società che gestisce il trasporto pubblico a Torino. Quando hanno tempo assemblano anche le Lampade di Aladino, e lo fanno gratis: è il volontariato dei carcerati, che hanno rifiutato di ricevere il compenso proposto loro per questo lavoro. Mourad monta una lampada, proprio come gli ha insegnato Armando, e dopo 20 minuti mi guarda orgoglioso: una luce si è accesa nella lampada come nei suoi occhi.
Sono qui da un’ora e mi sono completamente dimenticato di essere in carcere, il rumore e la puzza sembrano essere quelli di una qualsiasi officina. Demis, l’operatore della Cooperativa che viene qui tutti i giorni, mi spiega come questo sia diventato un punto di normalità in un ambiente surreale, dove tutto è lento, noioso, dannoso, dove silenzio e indifferenza sono la naturale risposta a qualsiasi gesto. Quando gli chiedo come fa a non cadere nell’abitudine venendo qui, mi racconta come per lui questo più che un lavoro sia un incontro con gli altri ragazzi.
Mangiamo tutti insieme, poi come in una vera casa Mourad si alza per fare il caffè, Tarek mette un po’ di musica e Bruno si perde tra sogni e ricordi: le vacanze in Spagna, il viaggio ad Amsterdam, il desiderio di una famiglia con Adele e di un agriturismo in Andalusia con 20 cavalli. Sempre con tanta voglia di sapere cosa pensiamo, facciamo e vogliamo noi, perché qui dentro, come per magia, hanno tutti tanta voglia di ascoltare. lavori in carcere
Bruno, Tarek e Mourad oggi sono i protagonisti di un progetto che li aiuta a sopportare solitudine ed angoscia e che li educa ad essere soggetti attivi, facendogli venire voglia di futuro prima di tutto per se stessi. Hanno messo una pietra sopra quello che erano prima, adesso portano la luce in villaggi sperduti nei posti più poveri del mondo. Quello che dovrebbe essere un diritto di tutti è diventato realtà per tante persone anche grazie a loro.

di Marco Grossetti
Foto di Demis Bielli/Ergonaut
da Nuovo Progetto gennaio 2009

La Lampada di Aladino è acquistabile
presso l’Arsenale della Pace.
Info: sermig@sermig.org .

 

 

 

 

 

 

 

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