L'impresa che fa bene

Pubblicato il 14-09-2011

di Simone Baroncia

Borgo di SolomeoOggi dire che il lavoro nobilita l’uomo sembra una battuta di cattivo gusto. Eppure, anche in tempo di crisi, c’è chi sa trasformare il mondo del lavoro con il proprio sì, alla solidarietà prima di tutto, alla dignità e, perché no, agli ideali. Come Brunello Cucinelli, imprenditore umbro del cachemere.

di Simone Baroncia

Brunello CucinelliLa filosofia di Brunello Cucinelli (foto), imprenditore umbro del cachemere, è racchiusa in una frase di Dostoevskij: “Il bello ci salverà”. Un sì ad un modo di fare impresa molto particolare. Nel 1985, lo sguardo di Cucinelli si posa su Solomeo, un piccolo borgo di circa 500 persone, alle porte di Perugia. È lì che decide di trasferire la sua azienda, nata pochi anni prima. “Era il paese della mia fidanzata Federica - racconta - e lo conoscevo da tanto tempo; acquistare quei beni significò convincere il vecchio proprietario che avrei riportato nuova linfa a Solomeo”.
Oggi l’impresa ha due sedi: la prima, nell’antico borgo restaurato, è composta da otto case, un castello, una chiesa ed una villa. La seconda, alle porte del paese, è una nuova struttura industriale corredata da parco e frutteto, perché, spiega Cucinelli, “il mio sogno era di poter lavorare in uno splendido luogo, per rendere il lavoro dell’uomo più umano”.

Appena impiantata l’industria, Cucinelli inventa il cachemere colorato, rivoluzionando il tradizionale mercato basato sulle tonalità del beige e del grigio. Nella sua azienda lavorano 500 “anime pensanti”, come ama definire i dipendenti, che producono capi famosi in tutto il mondo. “Ho sempre coltivato un sogno – continua Cucinelli - sentivo che il profitto da solo non bastava e che doveva essere ricercato un fine più alto, collettivo. Ho capito che a fianco del bene economico si pone il valore dell’uomo e che il primo è nullo senza il secondo. Ho cercato di fare come i primi imprenditori dell’800: ho cercato di costruire asili, scuole, fabbriche. Nel 2008 abbiamo inaugurato il foro delle arti, che è un grande spazio con un teatro di ispirazione palladiana e un ippodromo di ispirazione ateniese. Insomma, un luogo dove vorrei che si frequentassero persone di tutti i ceti: architetti, pensatori, sognatori, nullafacenti”. Del resto, “oggi manca un luogo dove si possa parlare. Una volta ci si ritrovava indistintamente tutti nel bar e discutevamo fino all’una di notte. Ecco, vorrei ritrovare il piacere del confronto che aiuta a scoprire il valore dei grandi ideali”.

AziendaUna teoria coraggiosa nel mondo capitalistico, che si concretizza in quello che Brunello Cucinelli definisce bene supremo, cioè l’uomo: “Dare all’impresa un senso che vada oltre il profitto e reinvestire risorse per migliorare la vita dei lavoratori. In questo modo, il lavoro inteso come espressione del valore umano diviene anch’esso partecipe della spiritualità…”. La stessa che Brunello Cucinelli sente più vicina: “Sono di estrazione francescana e benedettina. San Francesco mi ha educato all’estrema semplicità. Quando convinse santa Chiara ad andare in convento la invitò a mettersi l’abito più bello, perché si sarebbe presentata davanti a Dio. È lo stesso stile di fronte alla richiesta del crocifisso di san Damiano a riparare la chiesa in rovina. Francesco chiamò un suo amico architetto francese, perché voleva sistemare le pietre in un modo speciale. Insomma, era un grande sostenitore del bello, ma nella semplicità. Ai suoi frati diceva di costruire chiese semplici per essere più vicini a Dio”.

Ma cosa può dire in concreto la bellezza? “Quando ognuno di noi vive un momento altissimo ed un’idea speciale - risponde Cucinelli - in quel momento l’anima raggiunge la vetta. Dobbiamo investire nelle umane risorse. San Benedetto salutava con una frase molto bella: Che Dio illumini il nostro cammino. L’umanità dell’epoca aveva bisogno di uomini speciali e oggi è la stessa cosa: abbiamo bisogno di uomini illuminati, di imprenditori illuminati, di giornalisti illuminati, di padri e madri illuminati”. In questa prospettiva, “l’azienda risponde ad una sua etica. Tanto al suo interno, nei rapporti interpersonali, quanto al suo esterno, i valori umani sono posti sempre al primo posto. Succede così che ci si senta responsabili del proprio lavoro senza bisogno di fiscalismi e senza penalizzare la propria individualità. Si valorizza la libertà e si crea”.

Un metodo che produce anche risultati. Il prestigioso marchio umbro ha raddoppiato il proprio fatturato dal 2005 ad oggi. E dopo un 2008 da record, Cucinelli si aspetta una crescita del 10% per il 2009, nonostante la crisi. Alcuni numeri: l’azienda è arrivata a vendere, annualmente, con i marchi Cucinelli, Rivamonti e Gunex, marchio specializzato in pantaloni e gonne, 880mila capi esclusivi. E durante la consueta riunione aziendale prenatalizia Brunello Cucinelli ha rassicurato i suoi operai, o per meglio dire collaboratori: “Anche se per due anni di fila non dovessimo riportare alcun utile, non avremmo comunque problemi. Nessun dipendente sarà licenziato”.

Immagine per una campagna pubblicitariaE sulla crisi economica, che sta sconvolgendo il mondo, l’imprenditore umbro è chiaro: “Non bisogna avere per forza uno spirito temerario e rivoluzionario per accogliere con favore le novità; è necessario puntare alla creazione di un nuovo ordine mondiale in cui convivono dignità morale, etica ed economia”. E ancora: “Forse, questa è davvero l’occasione per recuperare un po’ di buonsenso e gettare lo sguardo verso chi vive già ai limiti della sussistenza e non ha nulla da tagliare”.

Intervista di Simone Baroncia
da Nuovo Progetto marzo 2009

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