Un container per Haiti

Pubblicato il 05-12-2011

di Claudio Maria Picco

Arsenale della Pace, 16 marzo 2010.
Secondo carico umanitario in partenza per Haiti.
di Claudio Maria Picco

Nel giro di pochi giorni dal terribile terremoto che il 12 gennaio scorso ha causato duecentoventimila vittime e oltre 1 milione di senza tetto, un pellegrinaggio della solidarietà ha coinvolto migliaia di persone, gruppi di giovani, imprese. Arrivano alla spicciolata a tutte le ore portando una borsata di alimenti appena acquistati al supermercato. A volte arrivano da lontano, Bari, Milano, su mezzi presi a prestito da conoscenti e amici, stracarichi di materiali utili a fronteggiare l'emergenza in un Paese d'oltreoceano che ha perso tutto, anche la speranza di poter reagire. "È impressionante constatare lo slancio della gente che in questi due mesi ha bussato alla porta dell'Arsenale della Pace - racconta Rinaldo Canalis. È la dimostrazione che c'è ancora tanta voglia di fare del bene”.

Moltissimi ragazzi, ragazze, giovani hanno prestato la loro opera per inscatolare e sistemare sulle pedane il materiale in arrivo. File e file di bancali nel cortile della "Bontà disarmante" testimoniano il loro impegno, il loro entusiasmo, la loro costanza. "Abbiamo caricato 20 tonnellate di aiuti, soprattutto alimenti, ma anche materiale sanitario, che ora stanno viaggiando verso La Spezia e da lì raggiungeranno fra circa un mese il porto di Caucedo a Santo Domingo. Poi il carico verrà trasferito su camion a Port-au-Prince".

Padre Joaquim Cipriano, superiore dei Camilliani del Piemonte partecipa alle operazioni di carico. I Camilliani hanno in Haiti due missioni, il Foyer Saint Camille nella capitale e una casa di formazione a Jeremie dove trenta giovani seguono un lungo cammino di preparazione per diventare religiosi al servizio degli ammalati e dei più poveri. "Una parte degli aiuti sono destinati proprio alla missione di Jermie – racconta padre Joaquim – dove padre Massimo ha avviato un progetto di cliniche mobili".

Due volte alla settimana carica un furgone con medicine e materiale sanitario e insieme a due medici e due infermieri si reca nei villaggi più abbandonati della montagna. Ad ogni uscita li attendono 100/150 ammalati che vengono visitati e curati fino al calar del sole. Visite e medicine sono gratuite. “Al Foyer Saint Camille – prosegue padre Cipriano – si sta affrontando la fase successiva all’emergenza, con un progetto per il dopo terremoto che prevede una sala operatoria in più all'interno della struttura ospedaliera e l'ampliamento del pronto soccorso; un centro ortopedico all'aperto - sotto le tende, in collaborazione con la Misericordia di Firenze – in grado di fare fisioterapia e fornire protesi con un'apposita officina per protesi”.

L’impegno del personale del centro è quello di ritrovare gli amputati e i feriti curati nella prima fase di emergenza e farli rientrare in ospedale per il proseguimento delle terapie, quanto mai necessarie. Un'altra parte del progetto riguarda i bambini abbandonati che sono tanti. I camilliani hanno appena acquistato un terreno su cui costruiranno un gruppo di casette in grado di ospitare ognuna una decina di bambini, affidati ad una "mamma" che se ne prenderà cura. L'intento è quello di sottrarli ai rischi della strada, assicurando le cure di una famiglia, l'assistenza sanitaria e l'istruzione scolastica. "Abbiamo pensato anche al sostegno psicologico per chi ha subito traumi e amputazioni e si trova ad affrontare un futuro pieno di incognite".

Per il momento la cronaca di Haiti registra la partenza di molte organizzazioni umanitarie, fatto questo che rischia di lasciare un vuoto difficilmente colmabile. "Il dopo terremoto è più complesso del previsto e poggia sulle spalle delle opere dei religiosi, delle ONG, delle istituzioni internazionali. Le istituzioni locali non sono ancora in grado di farsi carico dei gravissimi problemi del Paese, non ultimo quello della sicurezza".

È per questo che la solidarietà per Haiti non deve cessare. Lo ribadisce Rinaldo Canalis responsabile delle spedizioni umanitarie del Sermig: "Stiamo raccogliendo materiali da utilizzare nella ricostruzione. Saranno inviati con il prossimo container già in preparazione. Un’azienda di Bruino ha donato un intero ponteggio, un'altra due potenti gruppi elettrogeni. Inoltre le facoltà di architettura e di pedagogia dell'Università di Torino stanno approntando programmi di sviluppo che riguardano l'edilizia e l'educazione”.

Claudio Maria Picco




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