Andrea e Pushpo

Pubblicato il 11-08-2012

di andrea

di Renato Rosso - Dal Bangladesh la storia di due giovani che hanno scelto di vivere con gli zingari di Benapol. È la prima famiglia che vive con il proprio lavoro e fa volontariato con gli zingari, abitando porta a porta con loro. 
 
 
 
 
Andrea vive e lavora nel West Bengol, non distante da Calcutta. Ha avuto una sfortuna nella vita: essere molto intelligente e quindi durante la scuola, terminata con la laurea a pieni voti, non ha mai dovuto faticare per ottenere ottimi risultati. Un cuore buono e generoso all'inverosimile, ma dava l'impressione di essere incostante, anche se penso che siano state le circostanze a dare questa immagine di lui più che il suo carattere. Dopo il seminario, affascinato dalla vita comunitaria, era entrato in una congregazione che ad un certo punto sospese la formazione vocazionale, almeno per qualche anno. Tentò in un'altra dove capitò una cosa simile. Sembrava proprio che il Signore volesse altro da lui, poiché lo buttava da una parte e dall'altra. Pensò allora di sposarsi, e quindi c'era bisogno di un lavoro e un luogo stabile, ma lui faceva fatica a sentire questa stabilità in sé (che trovò poi con il matrimonio).

Gli presentarono una ragazza non ancora diciottenne di nome Pushpo. Lei era stata più sfortunata di lui. Il padre di lei, rimasto vedovo, si risposò e cercò di sistemare questa figlia al più presto. Le fece interrompere gli studi e la sposò a tredici anni, cosa non rara in Bangladesh. Pochi mesi dopo, divorziata, la diede ad un altro uomo, poi ad un terzo, un ubriacone, che Pushpo rifiutò persino di vedere. Quando incontrò Andrea sperò di avere finalmente incontrato un giovane onesto che le desse la possibilità di cambiare vita.

Si decisero per il matrimonio, ma Andrea non sapeva ancora nulla di questo passato. Pushpo andò nella famiglia di Andrea, nel frattempo avrebbero fatto i preparativi per il matrimonio. Andrea abitava in città e lei non sarebbe potuta rimanere con lui perché non erano ancora sposati. La famiglia di Andrea accolse Pushpo con gioia. Il padre, i fratelli, le cognate, i nipoti, tutti furono entusiasti di lei. Fu una settimana di festa e Pushpo aveva saputo anche farsi volere bene. Andrea, dopo il lavoro, alla sera andava a casa e si fermava fin dopo cena, poi rientrava nella sua piccola stanza in affitto in città, non distante dal luogo del lavoro. Il padre della ragazza andò ad incontrare la famiglia di Andrea e a portare il documento di battesimo.

In quella circostanza, prima delle pubblicazioni, dovette raccontare il passato della figlia. Quando il papà e i fratelli di Andrea sentirono che la ragazza era già stata sposata (anche se solo in forma civile) si rifiutarono di continuare il dialogo: "Se vuoi continuare con lei, qui le porte per te sono chiuse, e non considerarci più la tua famiglia" dissero al figlio. Per Andrea, la famiglia è troppo importante e pur con sofferenza dovette accettare che il padre di Pushpo la riportasse a casa. Il giorno dopo lei gli telefonò, quando era già notte, e disse: "Mio padre non mi vuole a casa e mi ha mandata dall'ultimo uomo a cui mi ha data in sposa, ma io non lo voglio nemmeno incontrare. Puoi fare qualcosa tu?".

bangladesh2.jpgChe fare? Partì immediatamente con l'autobus e andò a salvarla almeno dalla notte, anche se non sapeva ancora dove portarla. Intanto telefonò ad alcune famiglie dove avrebbe potuto lasciarla per qualche giorno. Ne trovò una disponibile (a tre ore di distanza) e l'accompagnò quella notte stessa. Le loro famiglie avevano chiuse le porte ai due giovani. Tornato a casa, continuava a ripetersi: "Non posso rimandarla indietro. Rischierebbe di finire sulla strada. Farei un peccato grave se non le dessi la possibilità di vivere una vita vera". Certo Andrea non aveva nessun compromesso con lei e l'aveva sempre rispettata come una sorella. A parole tergiversava, ma nel suo cuore aveva già preso la decisione di sposarla. Lui aveva sognato una plurilaureata con un buon lavoro. Era già andato a vedere i mobili per una nuova casa che aveva sognato tante volte. Aveva sognato un pranzo di nozze festoso con tutti i parenti e gli amici.

Saltò tutto, rimase solo Pushpo con la sua storia e con una gran voglia di cominciare finalmente a vivere. Senza il consenso delle famiglie non si poteva pensare a nessuna festa, ma celebrarono lo stesso il matrimonio nel modo più privato: gli sposi, due testimoni ed un prete. Non avrebbero potuto fare diversamente anche perché non potevano prevedere le reazioni delle rispettive famiglie. Due giorni dopo la celebrazione le famiglie si riappacificarono e i giovani ricevettero il consenso. Prima del matrimonio Andrea fece una proposta: "Faremo la vita di paese e non di città. Vivremo in una casetta accanto agli zingari di Benapol e noi vivremo come loro. Il mio stipendio è sufficiente per una vita semplice. Io dovrò raggiungere l'ufficio che è in città, ma potrò andarci in bicicletta. E tu cucinerai con la legna, vero? Risparmiando potremo fare del volontariato. Tu di pomeriggio potrai aiutare l'insegnante dell'asilo degli zingari e fare ripetizioni gratuitamente, che ne dici?". Pushpo era entusiasta di tutto questo e non trovava le parole per dirlo.

Andrea due ore al giorno segue degli studenti zingari delle scuole superiori e nei fine settimana insieme a Pushpo supervisiona tutte le scuole dei seminomadi della regione. Ogni sera, Andrea guida mezz'ora di preghiera insieme ad un gruppo di tre famiglie di coordinatori, dieci studenti zingari cattolici ed alcuni amici. Sono sposati da quasi un anno ed aspettano il primo figlio. Hanno creato attorno a loro una straordinaria testimonianza di vita cristiana. È la prima famiglia che vive con il proprio lavoro e fa volontariato con gli zingari, abitando porta a porta con loro.
Renato Rosso
 
 
 
 

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