Stiamo bene

Pubblicato il 27-03-2022

di Arsenale della Speranza - S.Paolo

Che poi alla fine capita così... tu magari ci hai pensato tante volte, ci hai pregato sopra, lo hai desiderato ardentemente, ma questo viaggio in Brasile non arrivava mai. Nel frattempo aumentano anche le responsabilità in fraternità, crescono i vincoli affettivi e lavorativi e arrivi a pensare che, probabilmente, è meglio così, che hai già tanto da accogliere dall'Arsenale a Torino e che, benedetta la volpe, l'uva del Brasile è forse un po' acerba. Poi, una mattina, passa Ernesto in ufficio e tutto, con la solita nostra frenesia, cambia. Ma stiamo bene. In un attimo ci ritroviamo catapultati con il cuore e la mente a novemila km di distanza, devi trovare le parole giuste per dirlo ai tuoi genitori, avvisare i dipendenti e i volontari, iniziare a salutare tutti con le uniche due parole di portoghese che conosci Bem-Vindo e Parabéns… e intanto fai già parte di una nuova chat di whatsapp, dove tutti scrivono, ovviamente, in portoghese!
Sì, dai, stiamo bene. Tra alti e bassi, momenti di tensione, attimi di precoce malinconia, combattuti a cucchiaiate di Nutella, ci siamo ritrovati al giorno della partenza. Le uniche cose pronte erano le valigie, il coraggio forse era nel trolley, la fede era già salita in macchina; il cuore nelle mani, sudate, che abbracciano e salutano; gli occhi troppo colmi per evitarsi l'inevitabile. Neanche il rosario in macchina ti dà la pace che gli chiedi, ma forse non è ancora il momento. Quando siamo sull'oceano, alle due di notte, con un'improbabile lasagna spagnola, possiamo dirci che è tutto vero.

Siamo in Brasile ormai da due mesi e stiamo bene, andiamo a scuola due mattine a settimana e ormai riusciamo anche a capire e a farci capire, merito della loro pazienza e accoglienza. Il Brasile ha le braccia sempre pronte ad accogliere. Un brasiliano non direbbe mai un “no” netto, piuttosto usa un bellissimo giro di parole. Questa è l'accoglienza che abbiamo ricevuto appena arrivati: possiamo non capire niente, parlare ostrogoto, ma loro si sforzano per noi, per capirci e accoglierci cosi come siamo, semplicemente diversi.
Ecco, è proprio questo che ci colpisce tanto: un popolo dalle mille origini, tutte diverse, che si mischia continuamente, che cerca la sua identità unica e univoca, sparsa, tra un accento africano e degli occhi vistosamente giapponesi, tra una tradizione tipica libanese e un piatto di pasta fresca. Con la coscienza e il desiderio di sentirsi un popolo unico, una nazione.
Stiamo bene. Questa è la risposta che diamo sempre a chi dall'Italia ci chiede notizie. Da una parte suona strano, anche se è vero, dall'altra ce lo siamo detti mille volte: è stato solo uno “spostarci di un piano nello stesso palazzo”, il Sermig lo fanno le persone ed è là dove siamo. Ci siamo ritrovati in famiglia, con la fraternità, ma anche con i volontari, con le persone che frequentano questo Arsenale. Siamo gli stessi anche se molto lontani, ci si riconosce, dalle parole, dalle attenzioni, dalla vita condivisa, dalle fatiche provate, che, in ogni dove, sono le stesse, proprio perché umane, dalla voglia di condividere e di dividere il Pane che ci è dato.
Stiamo bene. Ieri nell'estate del Brasile, oggi nel dicembre torinese, forse di nuovo pronti a ripartire, a servire dove ci verrà chiesto. Quarantena a parte!
Alberto e Riccardo
...ma stiamo bene, davvero!

NP dicembre 2021

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