Storie di pacchi

Pubblicato il 10-12-2020

di Marco Vitale

Giorno e notte l'Arsenale della Speranza a San Paolo del Brasile è un luogo dove avviene un incontro speciale. Sì, perché arrivano continuamente persone che bussano alla porta chiedendo disperatamente aiuto. Ma a questa stessa porta si presentano anche tante donne, uomini, giovani e bambini, che donano quello che possono. Senza questi aiuti, l’Arsenale non riuscirebbe ad andare avanti. Cosí tutti noi viviamo pieni di stupore osservando questo interminabile flusso di amici che ci portano ogni volta i materiali di cui abbiamo bisogno.

C’è chi arriva a piedi, trafelato, con in mano un sacchetto di riso e chi in auto, con pacchi e pacchetti, borse e borsoni. Qualcuno ha visto uno dei volantini dove chiediamo alimenti, prodotti per le pulizie e l’igiene personale. Altri ci hanno conosciuto ascoltando l’indicazione di un collega, un vicino di casa o un parente. Ogni chilogrammo raccolto è frutto di tante storie.

Una sera, per esempio, è arrivata alla nostra porta Barbara, con tutta la sua famiglia. Ci ha conosciuto cinque anni prima, durante una gita con la scuola. Con il professore Agostinho è stata anche nostra volontaria, aiutando nei dormitori e al bazar. Ci racconta che qualche giorno prima era il suo compleanno: 20 anni. In tempo di Covid, è stato impossibile festeggiare con gli amici, così le è nata l’idea di donarci i soldi che avrebbe speso per la festa. Non solo: ha anche chiesto ai suoi amici di non farle regali, ma di usare quei soldi per comprarci alimenti. La macchina dei suoi genitori era piena zeppa di riso e fagioli.
Meg, invece, arriva sempre il mercoledì pomeriggio. Con l’auto passa prima da tutti i suoi amici che, per aiutarci, le danno vestiti, frutta, verdura, mascherine, sapone... Mentre scarichiamo, ci racconta con emozione quanto sacrificio c’è dietro ognuna di quelle borse. Ci dice in particolare della decisione di una coppia di suoi amici. Due mesi prima il marito era rimasto contagiato proprio dal Covid. Lui ha da sempre avuto un problema con l’alcol. Così, da malato, si era fatto una promessa: in caso di guarigione, avrebbe smesso di bere per due mesi.

Passati i due mesi, tornando da un viaggio, si era comprato parecchie bottiglie di vino. Una volta arrivato a casa, guardando quel bagagliaio pieno, e gli occhi della moglie pieni di preoccupazione, ha preso una decisione: «Voglio buttare tutto e smettere di bere». La moglie piena di felicità per quella decisione, allo stesso tempo non si sentiva tranquilla al pensiero di buttare tutta quella roba: sarebbe stato uno spreco enorme. Così, pensando proprio all’amica Meg e alle necessità dell’Arsenale di cui tanto parlava, hanno avuto l’idea di rivendere tutto a familiari e amici. Quei soldi, li hanno poi consegnati a Meg che ci ha comprato scatole e scatole di mascherine.

Prima di andarsene Meg registra tutto con il telefonino e ci fa vedere la ricevuta: «Adesso mando il video e la foto della ricevuta a tutti gli amici che ci hanno aiutato questa settimana, perché è importante fare ogni cosa in modo trasparente». C’è il tempo per ringraziare, salutare e igienizzare le mani e i pacchi. Poi qualcuno bussa alla porta, e la storia continua.


Marco Vitale
NP ottobre 2020

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