Anche domani

Pubblicato il 15-09-2023

di Rinaldo Canalis

Domani cosa succede a chi oggi abbiamo dato un pezzo di pane, un tetto, un letto, una medicina? Ne avrà ancora bisogno
La restituzione ha allargato lo sguardo agli scenari del mondo intero. Ci siamo aperti al mondo, non per bramosia, ma accogliendo gli imprevisti che man mano ci interpellavano.
Il nostro operato non è mai stato rinchiuso in qualsiasi limite: tantomeno di confini di Stati. Siamo nati come Ser.Mi.G. Servizio Missionario Giovani nel 1964 per sconfiggere proprio la fame nel mondo. Con tutte le nostre energie e pochezze, ci stiamo continuando a provare.
La restituzione vissuta in questo modo ci ha permesso di cambiare noi stessi: pian piano abbiamo condiviso il pranzo di casa con tanta gente e questa ha cambiato il nostro modo di pensare, di agire. Senza teorie: semplicemente stando alla stessa tavola. Così si è allargato il senso della speranza. Ma il domani parte da qui e ora. Se non c’è il qui e ora, il futuro non parte. Dovremmo essere contenti che attraverso questa visione del mondo, il restituire qualcosa di noi, ci può essere futuro in altri parti del mondo.
È molto importante entrare in questa mentalità soprattutto ora, non possiamo più pensare di depredare la Terra, ma di averne cura responsabilmente, per non pregiudicare la vita alle generazioni del domani.

ATTENTI AI SEGNI DEI TEMPI
«Per via delle abitudini di consumo della popolazione mondiale – chi più e tanti meno, ovviamente – al momento l’umanità avrebbe bisogno di 1,7 pianeti Terra a sua disposizione, per rinnovare le risorse via via consumate » (Global Footprint Network).
I cambiamenti climatici, le emergenze che ne derivano, le sperimentiamo ormai, sistematicamente.
Mentre in tante regioni dove già la vita era dura, ora siccità e altre sciagure costringono le persone a soffrire la fame, a emigrare per cercare di sopravvivere.

TOCCA A ME COMINCIARE
Siamo sempre più consapevoli della complessità delle condizioni che permettono alla vita di esistere e prosperare, così come della loro stretta interdipendenza, in un immenso “sistema”.
Le risposte da dare, le conosciamo.
Scienza, tecnologia ci dotano di capacità prodigiose: a noi farle nostre, farle diventare coscienza. Farle crescere e renderle sempre strumenti di vita, e non banali, irresponsabili, strumenti di lucro e di potere. Solo che tutto, come sempre, è, semplicemente, una questione di una scelta. Che può cambiare tutto, ribaltare la deriva altrimenti definitiva. Scegliere adesso, senza se e senza ma.
Pace sì e comincio io; recita uno slogan del Sermig.
Risparmiare risorse, donare a chi non ha, non sprecare, accogliere, applicare nuove e buone pratiche che la tecnica ci mette a disposizione, diventano impegni personali da perseguire. Impegni morali; ma anche nel nostro interesse. Ci conviene! Da sempre nel Sermig il metodo della Re.Te. (Restituzione Tecnologica) prevede di organizzare interventi, come quelli nelle aree di “Terzo mondo”, in cui le decisioni vengano prese insieme alla gente, alle comunità locali, vero presidio contro le prepotenze dei ricchi.
La scelta della povertà, della frugalità e dell’essenzialità in un’ottica di restituzione, aiutate dalla scienza, possono ribaltare questa situazione.
«Vivere semplicemente perché tutti possano, semplicemente, vivere!»

RESTITUIRE AMANDO
Per questo motivo, i progetti sono sempre rivolti allo sviluppo integrale delle persone: non solo materiale, ma anche spirituale. Operiamo gratuitamente, nell’ottica della restituzione e della reciprocità: ti aiuto ad aiutarti. Non dividiamo il mondo in ricchi e poveri: tutti dobbiamo vivere la “globalizzazione dell’amore”. I progetti devono poter essere il più possibile replicabili, prediligendo interventi che sostengano nuove o consolidate opportunità di lavoro per dare dignità alle persone, accesso al cibo e ai beni primari per le persone.
L'obiettivo ultimo è innescare un processo moltiplicatore in cui i poveri aiutano altri poveri, perché «nessun uomo è così povero da non aver nulla da portare, nessun uomo è così ricco da non aver nulla da ricevere» (Helder Camara).
Crediamo infatti che, al di là di risorse economiche, le persone possano e debbano restituire il loro grande o piccolo bagaglio di conoscenza umana, tecnica, professionale, gestionale.
 

Rinaldo Canalis
SPECIALE: Un Arsenale che parla
NP giugno / luglio 2023

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok