Il diritto alla meraviglia

Pubblicato il 18-04-2022

di stefano

Il Kurdistan iracheno è oggi un Paese di 5 milioni di abitanti, ospita più di 1 milione di profughi scappati dalla Siria oppure sfollati dalle zone dell'Iraq occidentale violate dall'Isis.

Il 17 luglio del 2014 lo Stato Islamico, con un editto, comunicava ai cristiani di Mosul che avrebbero potuto rimanere nelle loro case solo a due condizioni: convertirsi all'islam o pagare una tassa per accedere al diritto di professare un'altra religione.

L'alternativa? Lasciare il Paese!

Erbil, capitale della regione curda irachena, tra le sue antiche mura trasudanti storia millenaria, diventava quindi l'enclave dove poter cercare rifugio.

Ma qualsiasi campo di sfollati, così come un campo profughi, è un “non luogo” che difficilmente riesce a sostituire e riempire i vuoti della propria terra, della non troppo lontana casa lasciata alla deriva di un conflitto.

Difficile ma non impossibile il “diritto alla meraviglia”, spettanza di ogni essere umano.

Così, anche in uno spazio di emergenza, questa popolazione violata trova talvolta la forza, anche solo per un istante, di colorare di gioia un campo profughi.

Quel diritto lo sfoggiano nell'Harshm IDP Camp le due bambine dal vestito rosso indossato per commemorare l'8 marzo, giornata internazionale della donna.

Me lo ricorda pochi giorni dopo, il 10 marzo, la popolazione curdo siriana rifugiata nel campo di Qushtapa, in occasione del Kurdish Clothes Day (giornata del vestito curdo), andando al lavoro e a scuola all'interno del campo indossando con fierezza gli abiti della tradizione.

In questo contesto, papa Francesco, durante il suo storico viaggio in territorio iracheno nel marzo 2021, aveva supplicato «Tacciano le armi».

Una frase che metteva un sigillo a quelle giornate dense e faticose, con un colossale sistema di sicurezza che in modo silente da una parte all'altra del Paese disinnescava cellule terroristiche pronte a sfruttare la ghiotta occasione.

Queste parole sono diventate il titolo di un libro reportage riguardante il complicato terreno sociale in cui si è svolta la missione del Pontefice, tra le pericolose divisioni interne del travagliato mondo islamico e i torbidi interessi economici che si nascondono dietro le diatribe etniche e religiose.

Stefano Stranges

NP Gennaio 2022

Un piccolo distributore di benzina in un villaggio vicino al confine iraniano.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tre bambini all'interno della loro casa nel campo per sfollati interni di Harshm, Erbil. Sono vestiti a festa per commemorare la Giornata Internazionale della donna. Il campo è stato creato nel 2012 e dal 2014 è utilizzato per gli sfollati di Mosul a causa dell'assedio della città di Isis.

 

 

 

 

Ankawa, quartiere cristiano di Erbil. Guardie armate all'ingresso della cattedrale caldea saints Peter and Paul, un giorno prima della visita di papa Francesco in città

 

 

 

 

 

 

Chiesa caldea Saints Peter and Paul, Erbil. 200 bambini e 20 insegnanti che frequentano i corsi di catechismo nella comunità cristiana di Erbil si preparano ad accogliere papa Francesco.

 

 

 

 

 

 

Bahrka IDP Camp. Shalan è falegname. È dovuto fuggire da Mosul con la sua famiglia, come tante altre famiglie del campo. Qui continua a costruire e progettare porte nel suo piccolo magazzino.

 

 

 

 

 

 

Il 10 marzo è il Kurdish clothes day: uomini e donne indossano gli abiti del loro patrimonio culturale. Per celebrare questo giorno, anche le infermiere e insegnanti siriane ospiti del campo di Qushtapa, Erbil, sono al lavoro vestite con il loro abito tradizionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nashtman Complex.

All'interno della Medina questo complesso ospita 20 famiglie e 170 persone provenienti dalla zona di Bartalla e Qaraqosh. Sono prettamente famiglie cristiane sfollate, in fuga dall'assedio delle città da parte dell'Isis. Noura gioca insieme ai figli in uno dei corridoi del complesso sovrastante un centro commerciale nella Medina di Erbil. Provengono da Bertalla e vivono lì dal 2014. Alcune ong musulmane e cristiane si occupano delle famiglie.

 

 

Una vista del Kawergosk refugees camp, nella regione curda irache­na al confine con l'Iraq.

 

 

L'arrivo del Papa all'aeroporto di Erbil, Kurdistan iracheno.

 

 

 

 

 

 

 

Un sarto nella sua bottega all'in­terno del campo di Kawergosk, nella regione curda irachena al confinecon l'Iraq.

 

 

 

 

 

Un bambino tra le strade del Baharka IDP Camp.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un disabile che soggiorna nel Baharka IDP Camp, proviene da un villaggio vicino a Mosul. Il bambi­no, figlio di un familiare, rimane sempre al suo fianco.

 

 

 

 

 

 

 

Panorama in un sobborgo di Erbil.

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok