In fuga dal clima

Pubblicato il 02-08-2023

di Stefano Caredda

Nonostante l’avanzare delle conoscenze e della consapevolezza, non è per tutti ancora immediatamente intuitivo pensare che il fenomeno delle migrazioni umane – che ogni anno vede milioni di persone spostarsi da un territorio ad un altro – sia sostanzialmente collegato con lo stato di salute del pianeta e con i risvolti del cambiamento climatico che stiamo da tempo attraversando. E invece i due fenomeni sono profondamente legati, tanto che, ci viene detto, la crisi climatica sta diventando sempre più un’emergenza umanitaria.

L’agenzia onu per i rifugiati (unhcr) ha di recente ricordato che a pagare il prezzo maggiore della crisi ambientale sono soprattutto le persone vulnerabili, tra i quali i rifugiati e gli sfollati, che vivono in zone di conflitto e in Paesi fragili. Da un lato, a causa di fenomeni meteorologici estremi come inondazioni, tempeste e siccità, negli ultimi 10 anni si è registrata una media di 21,5 milioni di nuovi sfollati all'anno; dall'altro lato, il cambiamento climatico è esso stesso un moltiplicatore di altri fattori di rischio, in primis l'insicurezza alimentare.

Nel nostro mondo il cibo diventa sempre più inaccessibile per via della scarsità di acqua e dei terreni produttivi e del conseguente impatto sui raccolti e sulla produzione alimentare: i prezzi dei beni alimentari tendono ad aumentare, rendendo estremamente difficile l'accesso al cibo per molte comunità impoverite o sfollate. A livello globale, nel 2021 circa 193 milioni di persone si trovavano in condizioni di grave insicurezza alimentare e necessitavano di assistenza urgente in 53 Paesi, con un aumento di quasi 40 milioni di persone rispetto al picco precedente raggiunto nel 2020. Numeri mai registrati prima. Due esempi fra tutti: il Corno d'Africa – la regione africana che include Somalia, Etiopia, Kenya – sta vivendo la peggiore siccità da quattro decenni a questa parte con 23 milioni di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare; in Afghanistan, altro Paese colpito da una grave siccità, quasi 19 milioni di persone vivono in una condizione di insicurezza alimentare.

Oltre il 70% dei rifugiati e degli sfollati del mondo proviene dai Paesi più vulnerabili al clima, tra cui Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Siria e Yemen. La maggior parte degli sfollati a causa degli impatti climatici rimane all'interno del proprio Paese: molti di coloro che in precedenza sono già stati costretti a fuggire dalla violenza in aree vulnerabili sono nuovamente sradicati dal territorio di accoglienza a causa di tempeste catastrofiche, siccità e inondazioni.

In queste condizioni globali, oltre a chiedere azioni concrete per la salvaguardia ambientale, l’agenzia delle Nazioni Unite esorta gli Stati a intensificare ancor di più la protezione e l'assistenza a tutte le persone bisognose, comprese quante vengono sfollate a causa dei disastri naturali e degli effetti del cambiamento climatico. Una necessità che sarà inevitabilmente uno dei punti chiave nel prossimo futuro, per evitare che una parte sempre più grande della popolazione umana veda le proprie condizioni di vita deteriorarsi ancora.


Stefano Caredda
NP maggio 2023

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