La doppia lealtà

Pubblicato il 04-02-2024

di Chiara Vitali

I nostri schermi sono pieni di immagini di una nuova guerra, l’ennesima. Israele e Palestina, terre senza pace. Subito dopo l’attacco di Hamas e i bombardamenti di Israele, l’opinione pubblica si è divisa in tifoserie. Dimenticando, spesso, la vita dei civili, gli uni e gli altri. Per questo può essere utile leggere le parole di Sahar Vardi, attivista israeliana oggi trentatreenne. Quindici anni fa, appena maggiorenne, decise di rifiutare il servizio militare e di non imbracciare mai le armi. Alcuni giorni dopo gli attacchi del 7 ottobre, Sahar ha definito il concetto di “doppia lealtà” agli israeliani e ai palestinesi.

«Parli con un amico israeliano che non sa se i suoi parenti sono morti o rapiti e vedi l’impotenza, la paura, il dolore profondo – queste le sue parole sul Times of Israel, riprese poi da diversi media.

Un attimo dopo parli con un amico di Gaza che può solo dire che ogni notte è la più spaventosa della sua vita, che calcola le possibilità, sue e delle sue figlie, di svegliarsi vivo la mattina dopo. La “doppia lealtà” è sentire il crepacuore contemporaneamente per il primo e per il secondo. È doppio dolore, doppia cura, doppio amore. È trattenere l’umanità di tutti. Ed è difficile. È così difficile avere umanità qui. È estenuante e sembra che di volta in volta il mondo ti chieda semplicemente di lasciar andare, di “scegliere un lato”. Come se fosse davvero un’opzione. Come se non capissimo che i nostri dolori sono intrecciati».

«Qual è il punto di scrivere queste parole – continua l’attivista – se non cercare di esprimere questa sensazione di avere due mondi che sembrano così contraddittori dall’esterno e così uguali dall’interno. In qualche maniera, in un modo doloroso per l’anima, sembra che questo sia l’unico ottimismo a cui posso aggrapparmi. Ottimismo basato sul fatto che questa “doppia lealtà” è possibile e che potrebbe essere la più grande speranza per questo posto».


Chiara Vitali
NP dicembre 2023

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