Le parole di Francesco

Pubblicato il 20-06-2013

di Luigi Accattoli

di Luigi Accattoli - Un segno di speranza è venuto alla Chiesa e al mondo dall’elezione di Papa Francesco: nel rimescolamento planetario dei popoli, rivendicando il Sud del mondo i suoi diritti, ecco la Chiesa Cattolica che sceglie un uomo appartenente a quell’umanità. È una scelta epocale paragonabile, per audacia, all’elezione del Papa polacco nel 1978: allora il Conclave osò l’uscita dall’Italia essendo in questione l’assetto dell’Europa, oggi osa l’uscita dall’Europa essendo in questione l’assetto del mondo.

La speranza la vedo nell’andata ai poveri, che sarà più decisa con un Papa che viene dal Sud del mondo. Bergoglio – io credo – sarà il Papa dei poveri, stante l’esperienza maturata nelle periferie di Buenos Aires. È per loro e per la pace che ha scelto di chiamarsi Francesco, un nome che non era stato mai portato da un Papa. Lo ha spiegato ai giornalisti ed ha esclamato: “Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. Queste parole resteranno come un motto del Pontificato. Mi ha raggiunto con forza anche l’invito a camminare insieme “vescovo e popolo” e l’insistenza sulla qualifica di “vescovo di Roma”. La chiamata del “popolo” a invocare su di lui la benedizione del Signore prima che egli desse al popolo la sua benedizione. La benedizione silenziosa ai giornalisti non credenti: “Imparto di cuore questa benedizione, in silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica”.

Domenica 17 marzo così commenta il Vangelo dell’adultera salvata dalla lapidazione: “Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia”. Di “custodia del creato” parla durante la celebrazione di inizio del ministero petrino, il 19 marzo: si tratta di “avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo; di avere cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”. E ancora: “Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”

Quello stesso giorno afferma che “il vero potere è il servizio” e che anche il Papa “deve aprire le braccia per accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46)”. Il Giovedì Santo, 28 marzo, va a celebrare la Messa nella Cena del Signore nel carcere minorile di Casal del Marmo e lava i piedi a dodici carcerati.

Vedo in Papa Francesco la semplicità di Papa Luciani, la calda umanità di Papa Wojtyla e la capacità di un continuo richiamo ai Vangeli di Papa Roncalli. Si direbbe che assommi in sé le caratteristiche più amabili e più coinvolgenti dei suoi predecessori e infatti da subito tutti l’hanno amato, a partire dalle persone più semplici.

Dalla rubrica di NP - L'OSPITE

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