Nel cuore della Chiesa

Pubblicato il 05-05-2023

di andrea

Mancano pochi giorni all’udienza privata con papa Francesco il 7 gennaio.
È quasi tutto pronto, chiedo a Rosanna: «Quel giorno come facciamo per la messa? Cerco una parrocchia nei dintorni?». Lei mi guarda e risponde: «Una parrocchia? Ma no, siamo San Pietro… chiedi a San Pietro!». Giusto, come ho fatto a non pensarci, in effetti tutto fila. Ma a chi chiedere?

Sembra strano, ma tutti gli amici che mi vengono in mente sono più verso la zona del Quirinale. Mi ricordo però di don Gabriele, rettore del seminario maggiore di Roma.
Lo chiamo e subito mi dice che per celebrare a San Pietro non conosce nessuno, mi consiglia di contattare il rettore del seminario minore che è vicino al Vaticano. Lo chiamo subito e anche lui mi dice subito che non ne ha idea, ma mi da questo suggerimento: «Scrivi su Google: telefono sacrestia basilica di San Pietro ». Strano non mi sia venuto in mente! Con quel senso di chi fa una cosa nella quale crede poco, chiedo a Cristiana in segreteria di telefonare, e dopo poche ore mi chiama sul mio cellulare il responsabile delle celebrazioni della basilica, rammaricato perché non riusciva a darci una cappella laterale in quanto troppo numerosi. Mi chiede però se sono disponibile a celebrare la messa di orario e se il nostro responsabile desidera dare un saluto. Insomma, il nostro viaggio inizia guidato dallo Spirito Santo! Arriva il 7 gennaio. Pian piano ci troviamo tutti in piazza San Pietro davanti alla grande basilica. Dal grande colonnato spuntano facce ben conosciute: persone della fraternità, volontari, giovani da mezza Italia … Entriamo in basilica e cerchiamo la sacrestia.

Avevo capito che avremmo celebrato sull’altar maggiore, proprio sotto la grande vetrata raffigurante la colomba dello Spirito Santo, non volevo farmi prendere dall’emozione che mi avrebbe messo in difficoltà nel vivere la preparazione dell’incontro con il Santo Padre attraverso la messa, quel momento doveva farci entrare nel clima di preghiera per continuare nell’incontro successivo. Allora ho chiesto a fra Aniello, parroco di San Pietro e conosciuto anni fa ad Assisi, se potevamo riempire le panche ai due lati del presbiterio.
Lui ha risposto che non c’erano problemi, quello Ernesto, Rosanna e tutti gli altri. Ecco, con la Fraternità sul presbiterio mi sentivo a casa, eravamo insieme nel cuore della Chiesa, ora è più facile celebrare perché celebriamo insieme! Celebriamo l’eucaristia con semplicità, mi sento in famiglia, mi sento nel cuore della madre Chiesa.
Finita la messa ci ritroviamo al portone di bronzo e iniziamo la lunga salita verso l’incontro con il Santo Padre. La Sala Clementina è bellissima.

Dopo non molto vengono chiuse le porte, alzate le luci ed ecco che arriva Francesco. Entra con semplicità, ha il passo pesante, si aiuta con il bastone, ma questo non gli impedisce una piccola deviazione per accarezzare i bimbi in prima fila. Il Papa raggiunge il suo posto e inizia l’incontro.
Ernesto molto emozionato prende la parola e in pochi minuti racconta il cuore della nostra Fraternità. Mi colpisce come il Papa ascolta attento, addirittura una smorfia di stupore dice tutta la sua meraviglia nell’ascoltare gli aiuti portati in Ucraina. È l’unico dato numerico ma arriva al suo cuore.

Poi prende la parola il Santo Padre che legge il discorso ma lo fa suo, a volte si interrompe e sottolinea qualche concetto, ha un atteggiamento molto paterno e affettuoso. Usa parole importanti e belle immagini, mi colpisce però quanto sottolinea la spiritualità della Fraternità, la presenza del Signore in ogni attività, coglie bene quanto le azioni caritative e la solidarietà non è il centro della nostra azione ma un semplice riflesso di chi si percepisce profondamente amato, e non può far altro che amare! Lo Spirito continua a guidare! Al termine papa francesco ci saluta uno a uno, tutti e 325, proprio come si fa in famiglia.

Grazie Santo Padre Francesco, grazie anche al nostro Vescovo Roberto e al Vescovo emerito Cesare che con la loro presenza hanno contribuito a quel clima familiare che ci ha fatto sentire così ben accolti nel cuore della Chiesa. Grazie allo Spirito Santo, l’Amore di Dio in persona, perché ci siamo sentiti amati, voluti, desiderati anzitutto dal Signore e dalla sua Chiesa.

Andrea Bisacchi
"In udienza da Francesco"
NP febbraio 2023


“Buona Giornata” di Ernesto in San Pietro

Cari amici, siamo qui nel cuore della Chiesa, l’emozione accompagna le poche parole che dirò.
Siamo qui per pregare perché l’onnipotenza di Dio ci avvolga con la sua Presenza di Padre, seguendo suo Figlio Gesù, con la forza dello Spirito Santo.
Siamo qui con Maria che ha benedetto da subito il Sermig, nato con un desiderio preciso: fare tutto per Dio e quindi per la Chiesa.
Ognuno si senta accolto, ognuno che è qui per vivere un momento di comunione.
Siamo in un pellegrinaggio, condividiamo la fatica che abbiamo fatto per arrivare qui e che faremo. E questo pellegrinaggio ha seguito la nostra fatica, la nostra emozione.
C’è il cuore della Chiesa, il desiderio di ripartire con un cuore più buono, più desideroso di fare la volontà di Dio.
Arriviamo da molti posti diversi. Siamo qui come Sermig – Fraternità della Speranza e un pensiero dedicato a tutte quelle persone che all’ultimo momento non hanno potuto venire. Sono molto dispiaciute, ma noi le consideriamo qui al primo posto. Buona giornata.
Vi voglio bene e il bene, se è bene, è per sempre, il mio, il nostro è per sempre.

Ernesto Olivero


Il Signore riconosciuto nei piccoli e nei poveri

L’incontro di papa Francesco con Ernesto e i giovani, adulti e famiglie del Sermig, lo considero un dono del Signore che ho vissuto con gioia e riconoscenza.
L’intervento di Ernesto è stato molto apprezzato dal Papa perché è partito dal cuore ed è apparso molto simile a quanto il Papa ha espresso nel suo discorso. Mi ha colpito molto tra l’altro l’affermazione del Papa che ricordando l’avvio del Sermig grazie a Ernesto, a sua moglie Maria e al gruppo di giovani che con loro hanno dato il via a una impresa ritenuta impossibile: quella di cambiare l’arsenale di guerra che Torino possedeva, con un arsenale di pace che via via si è allargato in diverse parti del mondo, ha detto «Il Sermig è nato in Torino da un gruppo di giovani, ma sarebbe meglio dire: da un gruppo di giovani insieme al Signore Gesù … Dai frutti si vede chiaramente che il Sermig non è fatto da mero attivismo ma si è lasciato spazio a lui (al Signore): a lui pregato, a lui adorato, a lui riconosciuto nei piccoli e nei poveri, a lui accolto negli emarginati».
La stessa cosa il Papa, l’ha affermato sottolineando il riferimento del Sermig, all’azione del Signore e dello Spirito Santo: «L’arsenale della Pace di Torino è frutto del sogno di Dio, potremo dire, della Parola di Dio».
La sintonia tra il Papa ed Ernesto e il Sermig l’ho sempre considerata fondamentale per tutta la Chiesa e ogni persona di buona volontà, ma anche per il mio ministero di arcivescovo di Torino. Per questo l’udienza del Santo Padre e quanto egli ci ha detto lo ritengo un'ulteriore grazia di Dio che segnerà una conferma di quanto il Sermig ha dato e continua a donare alla Chiesa e al mondo intero.
Oggi infatti il Sermig oltre all’Arsenale della Pace di Torino ha dato vita all’Arsenale della Speranza a San Paolo del Brasile, all’Arsenale dell’Incontro a Madaba in Giordania e all’Arsenale dell’Armonia a Pecetto Torinese, portando nel mondo il messaggio della Pace e dell’amore verso tutti grazie allo Spirito Santo che cambia il cuore di ogni persona di buona volontà. Ma anche qui il Papa ha offerto un impegno preciso che Il Sermig ha attuato fin dal suo inizio: «Ci vuole qualcuno ben radicato nel vangelo, una comunità di fede aperta a qualsiasi persona e a una preghiera che tiene acceso il fuoco per tutti. Questo fuoco che è Gesù e arde acceso per sempre».
Maria che ha posto la sua dimora nella sede dell’arsenale di Torino accolga l’invito del Santo Padre e custodisca e accompagni sempre il Sermig, quale dono ricevuto dal Signore per la sua Chiesa e il mondo intero.

Cesare Nosiglia arcivescovo emerito di Torino

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