Per tutti gli uomini

In questo mese voglio gettare uno sguardo sul decreto conciliare sull’apostolato e la vita dei laici nella Chiesa, Apostolicam Actuositatem. È un decreto che ha avuto un gran ruolo nell’evoluzione della Chiesa nel dopo Concilio, non tanto per le sue direttive, che ai nostri giorni hanno sempre breve durata, in quanto la situazione mondiale sorpassa continuamente ogni sforzo di aggiornamento, ma per il suo sguardo sul laicato cattolico.

La parte più numerosa e basilare della Chiesa era tenuta in stato di grande passività: certo il suo ruolo nella santificazione della Chiesa, e quindi nel suo ruolo principale, è sempre stato grandissimo, ma anche poco riconosciuto. Pochissimi sono stati canonizzati, salvo i martiri, dopo il Concilio di Trento. Ma il Concilio ha voluto sottolineare la grande importanza del laicato anche nell’apostolato, nella missione e questo ha dato, in seguito, anche frutti di partecipazione al governo della Chiesa stessa. In questi ultimi anni tutto ciò si è molto sviluppato e speriamo vada crescendo.

Il clero, nei secoli dopo Trento, ha preso in mano molti settori che potevano appartenere ai laici, e questo alla lunga ha provocato molti danni, che appaiono sempre più evidenti e appesantiscono la missione specifica della Chiesa che è l’annuncio missionario, all’interno e all’esterno di essa, della Parola e la santificazione del popolo cristiano attraverso i sacramenti, l’esempio e il servizio.

La prima cosa che viene sottolineata è che: «La stessa sacra Scrittura mostra abbondantemente quanto spontanea e fruttuosa fosse tale attività ai primordi della Chiesa». Non è dunque una conquista dovuta al progredire della mentalità specialmente occidentale, ma qualcosa di costitutivo nella Chiesa, anche se altre ragioni hanno contribuito alla presa di coscienza di questo fatto, come per esempio le circostanze odierne che richiedono assolutamente che il loro apostolato sia più intenso e più esteso a causa sia dell'aumento costante della popolazione, del progresso scientifico e tecnico, sia perché le relazioni umane si fanno sempre più strette e non solo hanno allargato straordinariamente il campo dell'apostolato dei laici, in gran parte accessibile solo a essi, ma hanno anche suscitato nuovi problemi, che richiedono il loro sollecito impegno e zelo.

Ma, precisiamolo, non è il bisogno che impone un’eccezione, ma la stessa costituzione della Chiesa e di questo dobbiamo tutti aver memoria, laici e clero di tutte le classi sociali. Dobbiamo far attenzione a delle parole molto forti con cui i vescovi hanno guidato il rinnovamento della Chiesa. «Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla redenzione». «Come nella compagine di un corpo vivente non vi è membro alcuno che si comporti in maniera del tutto passiva, ma unitamente alla vita partecipa anche alla sua attività, così nel corpo di Cristo, che è la Chiesa tutto il corpo... contribuisce alla crescita del corpo stesso. Anzi in questo corpo è tanta l'armonia e la compattezza delle membra, che un membro il quale non operasse per la crescita del corpo secondo la propria energia dovrebbe dirsi inutile per la Chiesa e per se stesso».

I laici hanno dunque un dovere di impegnarsi, anche reclamando il loro diritto-dovere, nel far sì che la parola della Chiesa sia sempre più udibile e comprensibile e stimoli i cristiani al servizio della Parola e del mondo. Questo deriva dal fatto che col battesimo, confermato nella cresima, formano una nazione santa e hanno un sacerdozio regale onde offrire sacrifici spirituali mediante ogni attività e testimoniare dappertutto il Cristo. Lo Spirito santo dona a loro la carità volta al bene degli uomini di tutto il mondo e procura la gloria di Dio con l’avvento del suo regno e la vita eterna per tutti gli uomini.


Cesare Falletti
NP giugno / luglio 2023