Quando si dice industria

Pubblicato il 14-10-2023

di Davide Bracco

Su queste pagine spesso si trattano i film come prodotti della creatività umana e si consigliano gli spettatori a una loro visione consapevole soprattutto nei luoghi deputati, le sale cinematografiche.
Negli ultimi giorni alcuni fatti internazionali hanno tuttavia spostato il focus sul fatto che il cinema sia anche e fondamentalmente una industria spesso alle prese con le difficoltà che ogni impresa si trova di fronte in un mondo costantemente in trasformazione.

Al momento in USA alcune categorie del mondo dell’entertainment stanno protestando per migliori condizioni di lavoro con lo strumento classico dello sciopero: per primi si sono mossi gli sceneggiatori e i loro sindacati che vogliono garanzie contro il rapido avanzamento della tecnologia AI che potrebbe a breve creare la prima serie televisiva scritta dall’Intelligenza artificiale. A ruota si sono mossi gli attori che temono che gli studios scannerizzino i loro corpi, replichino le loro voci, simulino i loro modi di fare e si approprino essenzialmente del loro talento. Già nell’ultimo episodio della saga di Indiana Jones, il volto di Harrison Ford è stato trattato in alcune scene da un software per farlo diventare molto più giovane di quanto sia al momento. Gli Studios insistono sul fatto che Hollywood rimarrà "umana", ma non hanno accettato le proposte dei sindacati di regolamentare l’AI. Lo sciopero impedisce agli attori non solo di recitare, ma anche di fare promozione, gettando nel caos i piani di marketing per i prossimi film. I membri del sindacato non possono quindi recitare, cantare, ballare, scrivere con un conseguente blocco di ogni processo creativo.

Si replica quindi un fenomeno tipicamente contemporaneo quale la necessità di adeguare e regolamentare il lavoro di tanti professionisti ingaggiati da enormi società multinazionali (Amazon e molte altre) che dettano spesso le loro condizioni. Nel caso del cinema le multinazionali sono soprattutto oltre agli studios anche i servizi di streaming (Netflix e ancora Amazon) che non condividono le informazioni sugli ascolti impedendo in pratica un giusto compenso agli autori per le repliche di film o spettacoli televisivi.
E non si deve commettere l’errore di pensare alla categoria degli attori come esclusivamente composta da mega star alla Brad Pitt ma da tanti professionisti che lavorano al di sotto del salario orario medio.

Dinamiche e problematiche complesse ma tanto attuali in una industria da tutelare e che ancora attira l’interesse e in parte l’entusiasmo degli spettatori capaci di essere in Italia oltre 250mila a fine luglio nel primo giorno di programmazione di Barbie.
 

Davide Bracco
NP agosto / settembre 2023

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