Report da Haiti – 6/8 marzo 2010

Pubblicato il 10-08-2011

di irene

Continua il diario di Irene Panarello dai luoghi del terremoto. Finalmente è arrivato il primo carico di aiuti partito dall’Arsenale della Pace di Torino. Un altro più consistente è già pronto e partirà a giorni.

a cura della redazione       

 

Haiti, 6 marzo 2010: carico arrivato


Ciao a tutti!!! Sto bene!
Mi trovo ancora Croix des Bouquets, sempre al lavoro.

I miei amici dominicani che dovevano venire a recuperarmi sembra che si siano dimenticati di me...comunque bene!
Oggi è arrivato il camion con gli aiuti dopo mille vicissitudini.
Lo abbiamo scaricato, io e gli amici della Misericordia, e da domani inizieremo a montare le tende oltre alla struttura per la riabilitazione che hanno portato loro.

Io resto qui fino a domenica (se non ci sono altri cambiamenti) e poi torno a Santo Domingo.
Lunedì vi manderò notizie con calma, comunque in questi giorni abbiamo visto e fatto un sacco di cose. Intenso ma bello.
Un abbraccio a tutti.

Irene Panarello

 


 

Haiti, 8 marzo 2010: al lavoro con la Misericordia

Ciao a tutti! Vi mando qualche foto di Fond Parisien, che è il posto in cui stavo prima di venire dai camilliani, foto di Croix des Bouquets e di Port au Prince.

In alcune foto ci sono anch'io per testimoniare che sono viva e sto bene! Ritornando un pochino indietro dal 24 al 26 febbraio sono stata a Fond Parisien a seguire il lavoro di gioco e di rielaborazione del trauma vissuto e sono state giornate intense.

Il dolore è sempre più presente e consapevole nella gente, ma al tempo stesso si vedono tanti sorrisi e si sentono canti e preghiere in continuazione. Impressionante il lavoro che viene fuori con queste persone. Si sentono racconti da brivido. Si vede gente in condizioni veramente difficili che cerca di tirarsi su, ma non è facile. C'è tanto bisogno di affetto e soprattutto di ascolto. Lavorando con i bimbi che hanno perso gambe o braccia si vede il loro dolore fisico, e non solo, ad ogni passo e si riscopre la necessità di una delicatezza e di un rispetto immenso. La vita nelle tende non è facile.

Poi il 26, dopo una serie di incertezze, sono riuscita a parlare con padre Cipriano che mi ha detto di provare a venire qui nella loro missione alla periferia di Port au Prince, per il weekend; mi hanno portato i ragazzi dominicani con cui sto lavorando. La struttura è molto bella, ha retto benissimo al terremoto. È un ospedale (uno dei 3 o 4 rimasti in piedi a Port au Prince) in origine pediatrico ma che ora si sta riadattando a fare un po' di tutto. Sorpresa delle sorprese: arrivo qui e trovo degli italiani! Per precisione un gruppo della Misericordia toscana e due signore di Torino, infermiere.

Mi hanno subito affidato alla Misericordia e si è iniziato a lavorare. Si è fatto un po' di tutto, da spostamenti di pazienti (è arrivato anche l'elicottero della San Marco e un altro tedesco), al lavoro di magazzino e soprattutto ho imparato a fare il cemento e a scalpellare. Abbiamo anche demolito un padiglione che era in parte crollato. Insomma c'è da lavorare. In tutto ciò si cerca di stare coi bimbi nei momenti liberi e anche qui si sentono storie terribili.

Domenica scorsa siamo andati a vedere il centro di Port au Prince. Incredibile! Le macerie sono dappertutto, le case sono venute giù in modi allucinanti, impensabili per delle case fatte bene. Sotto varie case ci sono sicuramente ancora persone, perché le macerie non le hanno tolte e anche l'odore sembra confermare. In più ci sono tende dappertutto, ma tende è già una parola grossa. Molti sono teloni e lenzuola improvvisate, ammassate una sull'altra in condizioni terribili Siamo arrivati alla piazza del palazzo del presidente e siamo stati avvolti da un odore di escrementi proveniente dalla distesa di tende che ci sta davanti.

Una situazione veramente disperata che ora come ora non sembra in miglioramento e tanto meno facile da risolvere. Ma speriamo che le cose si mettano meglio. Ora vi lascio. Ci sarebbero mille cose da raccontare, ma rimando. Io dovrei andare via di qui massimo venerdì e poi fare degli incontri per la tesi. Ci sentiamo. Vi penso sempre tanto. Mandatemi vostre notizie.


Un abbraccio,


Irene Panarello

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