Scegliamo l’Africa

Pubblicato il 08-10-2023

di Paolo Lambruschi

Tutte le previsioni più cupe sull’Africa si stanno purtroppo avverando. Prima il Mali, dopo il Sudan, quindi Burkina Faso e dal mese scorso anche il Niger sono stati ribaltati da un golpe militare. In tutti i casi c’è l’influenza dei mercenari russi della Wagner che, sostenendo i golpisti, si sostituiscono ai francesi, detestati dalla popolazione in quanto potenza coloniale che non ha mai rinunciato al proprio ruolo, prendono in mano territori strategici per le risorse minerarie e le rotte terrestri sul quale passano i flussi migratori che terrorizzano l’UE, le armi e la droga.

Fa male quanto accaduto in Niger in particolare, dove l’elezione democratica del presidente Bazoum nel 2021 aveva consentito al Paese di imboccare la strada di una lenta e costante ripresa economica. Certo, pesa come un macigno sul Paese la richiesta europea del 2015 di mettere fuorilegge il trasporto dei migranti, che in un paese desertico costituiva l’occupazione principale per molte famiglie nigerine. E, nonostante la popolazione viva per lo più al di sotto della soglia di povertà, il Niger è il settimo produttore di uranio, combustibile chiave per le centrali nucleari francesi soprattutto. Due occasioni perse dall’UE che invece qui ha investito in modo securitario, inviando contingenti militari italiani e francesi per fermare migranti e terroristi e ha venduto forniture belliche per la difesa. Senza contare i danni ambientali. Infatti, oltre la metà dell'uranio estratto dal sottosuolo nigerino è in mano a Orano, società controllata da Parigi. Secondo gli esperti, le riserve di uranio non sono ancora sfruttate al massimo e nel maggio scorso proprio Orano (ex Areva) ha stretto un accordo con il governo di Niamey per aumentare la produzione. L'azienda francese, però, oltre a sfruttare economicamente il Paese è accusata dagli attivisti locali di non aver fatto nulla per evitare l'inquinamento delle falde acquifere lasciando migliaia di tonnellate di fanghi radioattivi all'aperto. Il Niger appariva fino ad oggi il Paese più affidabile della regione. Con il golpe si rischia di interrompere un percorso democratico che a fatica stava avanzando nonostante le minacce jihadiste e si allarga il numero degli Stati africani che sceglie l’autocrazia in chiave antioccidentale. In soldoni, un altro Paese africano rischia di scegliere Cina e Russia.

Con la penetrazione nel continente africano e il ricatto del grano all’Africa, Mosca tenta di uscire dall’isolamento prodotto dall’invasione dell’Ucraina. Ma l’Africa si conferma centrale per il nostro futuro. Gli africani saliranno infatti a due miliardi e mezzo nel 2050 per avvicinarsi a fine secolo ai 4 miliardi, pari a più di un terzo dell’intera popolazione mondiale. Se a questo si aggiunge che l’Africa è il continente più colpito dai cambiamenti climatici con siccità, desertificazioni, migrazioni forzate e conflitti si può ben vedere come il futuro del pianeta dipenderà in buona misura da quale sviluppo si assicurerà a quella immensa popolazione.

È una sfida che riguarda direttamente l’Europa “macro continente verticale” che non ha forza militare, ma per gli investimenti nelle nazioni africane è 10 volte superiore all’insieme degli investimenti cinesi nel continente. All’Europa, però manca un grande programma di sviluppo economico, sociale e istituzionale per l’Africa cui possiamo offrire welfare, politiche ambientali, programmi sociali e formativi, democrazia, sviluppo della società civile e strumenti di lotta alla corruzione, il vero cancro africano. Lo ripetiamo, è questo il tempo per l’Europa di scegliere l’Africa con nuove proposte politiche e uno spirito nuovo, perché la democrazia, la pace conseguente e lo sviluppo non siano più un privilegio di pochi e i colpi di Stato finiscano sui libri di storia.


Paolo Lambruschi
NP agosto / settembre 2023

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