Sport in cella

Pubblicato il 13-09-2023

di Chiara Genisio

Mens sana in corpore sano vale soprattutto dentro le mura di un carcere. Lo sport come il lavoro è un elemento fondamentale per raggiungere l’obiettivo costituzionale della rieducazione. Molti degli istituti penitenziari però non sono adatti alla pratica delle attività sportive. Trovare una soluzione è uno degli obiettivi che si è posto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che in collaborazione con il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, sponsorizza la parte del "Piano sociale per lo Sport" che riguarda il sistema carcerario. Del progetto, nato da una serie di protocolli d’intesa con il Dipartimento amministrazione penitenziaria ne hanno parlato a metà maggio al penitenziario romano di Rebibbia. «È molto difficile creare nuove strutture carcerarie in Italia, la nostra idea sarebbe quella di recuperare quelle idonee sia a potenziare il lavoro, sia l’attività sportiva», ha anticipato il ministro Nordio.
L’idea è di sfruttare edifici già esistenti, «ci sono decine e decine di caserme dismesse, che hanno un’architettura compatibile, in linea teorica, con le carceri». Al progetto hanno aderito 116 associazioni e società sportive da 19 Regioni, hanno proposto di realizzare attività in 60 istituti penitenziari per adulti, in 13 per minori e in 25 comunità di accoglienza per minori, con un coinvolgimento previsto di circa 10mila detenuti.
Lo scorso, secondo i dati forniti dal dipartimento, sono state 380 le iniziative sportive strutturate, organizzate negli istituti, che hanno coinvolto 11.014 detenuti, operatori di 123 associazioni e 35 volontari non appartenenti a istituzioni.

ATTRAVERSO LO SPECCHIO
Il carcere scoperto e raccontato al Salone del libro di Torino. L’edizione 2023 ha proposto tanti libri, incontri ed esperienze sul mondo delle carceri. Molto interessante e potente l’iniziativa del giornale Il Dubbio che nel proprio stand ha offerto ai visitatori l’esperienza di entrare in uno spazio chiuso come una cella, con gli odori e i rumori che accompagnano quotidianamente le persone private della libertà.
Scrittori, insegnanti, artisti, educatori hanno raccontato il loro approccio con il carcere, il primo incontro con i detenuti. Ciascuno ha la sua storia, ma tutti sono stati concordi nel ribadire che non si deve parlare per slogan e che occorre entrare in una prigione per capire che cosa significa viverci. Poi l’importanza dell’istruzione, Maria Teresa Picchetto, docente da 26 anni al Polo universitario della casa circondariale Lorusso Cotugno ha condiviso cosa le disse un giorno un suo allievo: «qui in carcere le ore non passano mai, ma le sue lezioni sono volate!».


Chiara Genisio
NP giugno / luglio 2023

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