Il problema dell'altro diventa mio

Pubblicato il 25-08-2021

di Arsenale dell’Incontro

In questi mesi di didattica a distanza questa frase della Regola del Sermig è stata la chiave concreta per non scoraggiarsi e gettare la spugna davanti alle situazioni più difficili, per non cadere nella tentazione di smettere di credere che una famiglia che ormai da mesi non risponde agli inviti quasi quotidiani degli educatori possa prima o poi accettare l’aiuto – pur piccolo e limitato – che possiamo offrirle se troveremo il canale giusto per offrirglielo.

Nelle riunioni di coordinamento settimanali con gli educatori dell’Arsenale dell’Incontro cerchiamo sempre di condividere – oltre alle situazioni più difficili che necessitano di confronto e di aiuto da parte di tutti per essere affrontate – anche le cose buone che sono successe, le idee che hanno funzionato, perché diventino incoraggiamento reciproco e ci aiutino a tenere acceso il desiderio di bene e di speranza che abbiamo nel cuore. Perché sappiamo che è da lì che passa la vita di questo tempo, è quello che fa la qualità del servizio che possiamo offrire.

Tre piccoli esempi. Una delle logopediste di fronte a un bimbo autistico che da alcune settimane rifiutava completamente l’idea di fare lezione a distanza, ha pensato di proporgli di tenere lui la lezione: ha chiamato suo figlio, che più o meno ha la sua stessa età, e gli ha chiesto di fargli vedere che cosa facevano insieme, perché lui non lo sapeva e voleva impararlo.
Così il bimbo ha cominciato a parlare, contentissimo di poter "insegnare" ciò che sapeva al figlio della logopedista. E da quel giorno i loro incontri sono ripresi in questa nuova forma.

Un’altra insegnante cercava da mesi di contattare i genitori di una delle sue allieve, ma tutti i numeri di telefono erano sempre disconnessi.
Parlandone con suo marito ha scoperto che uno dei suoi parenti era vicino di casa di questa famiglia e in buoni rapporti con loro. Il marito ha accettato di chiedere a questo parente di contattare la famiglia e dare loro il numero di telefono della nostra insegnante, in modo che se lo desideravano potessero contattarla. Un paio di giorni dopo la mamma della nostra allieva ha chiamato l’insegnante, con la voce rotta di commozione per quanto ci eravamo presi a cuore la sua bambina.

Un’altra famiglia ha tre figli che frequentano la nostra scuola, ma la mamma ha accettato le lezioni a distanza solo per il più piccolo, perché secondo lei per gli altri due non erano necessarie, bastava che facessero da soli i compiti inviati dagli insegnanti. Abbiamo provato in tutti i modi a farle cambiare idea, ma senza grandi risultati. Così abbiamo chiesto alla mamma di far collegare tutti i figli alla lezione del bimbo più piccolo, perché ci serviva che lo aiutassero in un’attività. Stamattina finalmente c’erano tutti. E insieme a loro si sono collegati anche gli insegnanti dei due figli più grandi. La gioia dei ragazzi più grandi è stata incontenibile.

E forse ha convinto anche la loro mamma che i compiti non bastano! Non esiste una ricetta che va bene sempre, tante volte servono tempo, pazienza e costanza prima di trovare un’idea che funzioni, ma se il problema dell’altro diventa mio, diventa nostro, spesso succede che a forza di tentare si aprano strade impensate. Anche nei momenti difficili come questo. Continuiamo a crederci, continuiamo a viverlo.


Arsenale dell'Incontro
NP aprile 2021

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