“Buona Giornata”, per sempre

Pubblicato il 08-01-2013

 

Da un po’ di tempo, Ernesto Olivero chiude il “Buona Giornata” con una sfumatura nuova.
Il “ti voglio bene” finale é diventato: “per sempre”, perché “il bene è vero solo se è per sempre”.
Più volte, da quando Ernesto ha cominciato a salutarci con questa appendice di “eternità”, mi è venuto da pensare che (forse) rischiava di essere un saluto un po’ d'elite, per pochi, non per tutti.

All’Arsenale della Speranza di San Paolo ci confrontiamo ogni giorno con l’accoglienza di centinaia di “homens de rua” che, in italiano, sarebbero definiti come “senza tetto, senza casa, senza fissa dimora...” o un qualsiasi altro “senza” che rende difficile a chiunque il crescere, il progettare e, in qualche modo, il pronunciare e il vivere la parola “per sempre”.

Molti di coloro con cui condividiamo la giornata vivono, appunto, “alla giornata”… I più riescono appena a programmare dove andare a mangiare pranzo, ma non hanno idea di cosa sarà domani. L’Arsenale della Speranza è come una roccia che, in silenzio, si lascia levigare, formare e anche consumare dal loro passaggio incessante.

Qualche esempio di proposta che viene loro fatta, senza entrare nel merito delle storie di vita che li portano sin da noi: il corso di preparazione per gli ospiti che scelgono di lavorare in una delle nostre équipe di manutenzione, lavanderia o cucina dura tre giorni; il contratto di lavoro dura un mese; un’azione di solidarietà della “Foresta che Cresce” dura poche ore... Si tratta, volutamente, di tempi molto corti e, nonostante questo, sempre molto difficili da portare a termine. Ricordo che una volta, mentre facevamo la valutazione di uno di questi percorsi, un ospite, con aria soddisfatta, ci dice: “Era da molto tempo che non facevo più qualcosa dall’inizio alla fine, senza lasciare a metà...”.

Com’è possibile, allora, tradurre in portoghese, quell’affermazione quotidiana di Ernesto: “il bene è vero solo se è per sempre”? Le parole del “Buona Giornata” non sono dette per caso ne per escludere qualcuno. Ogni parola nasce dalla preghiera che si impasta con la vita degli Arsenali e di chi li abita e, quindi, anche dei nostri 1.200 ospiti che, tuttavia, ci danno spesso la sensazione che il bene, al massimo, lo si può vivere a rate mensili, giornaliere, quotidiane, ma dove il “per sempre” resta un’utopia!

Tuttavia, sfogliando un po’ le foto della nostra celebrazione del Natale e guardando con attenzione i volti dei suoi protagonisti – arrivati con le proprie gambe oppure raccolti per strada con la Marcia della Pace che ha preceduto la Messa – si capisce che è possibile andare oltre!

Dove c’è qualcuno che dice un SI, Dio – che è eterno – può entrare in relazione con tutti e dare ad ognuno la possibilità di fare del bene. È per questo che Gesù si è incarnato, per toccare la nostra debolezza, la nostra incostanza, le nostre infedeltà e farle diventare storia sacra, tempo di Dio, mistero di salvezza. In altre parole, continua a dare ad ognuno la possibilità di rinascere e di trasformare i tempi corti di una giornata, in una “Buona Giornata”, per sempre!

Simone Bernardi
Fraternità della Speranza

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foto Arsenale della Speranza

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