Miseria e misericordia

Pubblicato il 11-12-2022

di Anna Maria Del Prete

Cranach il Giovane, Cristo e l'adultera, Ermitage di San PietroburgoGesù è nel Tempio quando «gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio». Come la samaritana, che abbiamo incontrato il mese scorso, ella è vittima della società e della Legge, condannata dagli uomini della Legge, ma da Gesù difesa e valorizzata nella sua dignità di persona.

In una società patriarcale l’adulterio è il peccato più grave di cui una donna possa rendersi colpevole, perché il matrimonio è immagine dell’Alleanza di Dio con il suo popolo. La Legge punisce l’adulterio con la lapidazione. In realtà gli accusatori non intendono tanto condannare la donna, quanto mettere alla prova Gesù.
Ecco la donna, sola “in mezzo” all’assemblea giudicante. Neanche l’amante colto nel flagrante adulterio è lì con lei, forse è fuggito, rendendo ancora più pesante la sua solitudine. Gesù non giudica la donna, né raccoglie la provocazione degli accusatori, ma li spiazza con un gesto misterioso e importante: «chinatosi si mise a scrivere con il dito per terra». Cosa scrisse? Un interrogativo che si ripropone nei secoli. Nessuna risposta, perché l’importante non è quel che scrive, ma il gesto con il quale Egli vuole rispondere agli uomini di legge e a noi oggi.

L’importanza del gesto è sottolineata dall’evangelista che lo ripete ponendolo a cornice di una frase attinta dalla Legge e ripetuta ancora oggi: «Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei». Parole che non intendono rimproverare gli accusatori, ma sancire il principio del “non giudicare”. Un principio insito nel profondo della coscienza umana che il Signore vuole risvegliare: un giudizio può avvenire, ma deve restare nell’intimo del cuore, ove ciascuno scopre di non essere senza peccato e quindi inadeguato a giudicare. Mi piace citare la chiarezza di Papa Francesco che definisce la gravità del giudizio esternato, del chiacchiericcio: «un’aggressività distruttiva che comincia con una cosa molto piccola, con la lingua… che distrugge l’identità della persona».

Gli uomini della Legge, colpiti nella loro verità si allontanano. Restano Gesù e la donna soli, l’uno dinanzi all’altro. Gesù interroga la donna che fino a quel momento non aveva avuto diritto di parlare. «Donna dove sono? Nessuno ti ha condannato? Neppure io ti condanno». Non richiama la donna per il suo comportamento morale, ma la apre al futuro, a quella possibilità di bene e di novità presente in ogni cuore, che richiede di essere attivata. Incontrando Gesù, sia questa donna che coloro che la condannavano, hanno scoperto la misericordia di Dio. «Vai e d’ora innanzi non peccare più». Non è tanto un’esortazione moralistica, ma l’invito a prendere coscienza di una realtà nuova: d’ora innanzi la donna è libera, non solo dal rischio della lapidazione, ma dall’oppressione del peccato ed è immersa nella libertà che solo la logica di Dio dona, la logica dell’Amore che perdona senza misura chiunque, purché si lasci perdonare. È la grande svolta del messaggio di Gesù: la salvezza, l’antitesi al peccato non sta nell’osservanza scrupolosa della Legge, ma nella sovrabbondanza dell’amore con cui Dio ci avvolge, senza giudicare le nostre colpe.


Anna Maria Del Prete
NP agosto / settembre 2022

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