Partite direttamente dal minuto 1.25, prima Harry racconta un po’ di cose con un accento incomprensibile, almeno per me. Dopo però merita, urca se merita. Harry Manx fa di parte di quei pochissimi musicisti che, qualunque cosa faccia, suona. Penso che riesca a suonare anche solo con uno sguardo. Grande carisma per un bluesman atipico, che mescola nei suoi dischi il sacro verbo del blues con l'altrettanto sacra musica indiana, ben più vecchia del blues. Qui si limita ad un brano divertente, veloce, che caratterizza con la sua voce inconfondibile e che impreziosisce con un ottimo tastierista, che ricama con bravura. Banjo, tastiera, voce. Tutto lì.
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