Che classe, mannaggia!
L’intro è scarna e non sembra chissà che. Basta che entri la voce strascicata di Fagen, con tutto il resto appresso, che si cambia proprio scena.
Brano con accordi così storti che sembrano normali, ahahaha. Eppure a me acchiappa un casino. La perfezione formale, i suoni curati alla paranoia, le piccole sorprese ad ogni passo – cambi di tono, timbri un po’ strani di strumenti, ritmo che sembra si fermi e poi riparte – fanno di questo brano (come quasi ogni altro degli SD) un mezzo capolavoro.
A pensare poi che è una canzone ha quasi cinquant’anni, è quasi imbarazzante.
Unici.
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