Ed Romanoff - I must have done something

Pubblicato il 24-08-2014

di Gianni Giletti

Ma da dove arriva questo qui ?
Che sorprese che escono talvolta dal libro delle ricerche musicali.
Blues sciagurato, scalcagnato e macilento, che invece della regolare chitarra, si ingegna ad utilizzare una sezione di fiati che così, ad orecchio, sembra costituita di soli tromboni o quasi.
Voce che sembra quasi che si addormenti, con la spazzola a grattare le corde vocali per abbassare ancora un po’ il tono, mandolino che sfrigola, pianoforte che tenta di coprire il misfatto, ma che invece ci affonda sempre di più.
Ambiente che sembra sdolcinato, eppure non lo è, a sentire bene. Complice la voce da ubriachezza molesta ma profonda di questo emerito sconosciuto (una novità, eh !).
Persino i cori e l’hammond in sottofondo sembrano prenderti per la gola e, complice tutto il lavoraccio per tirar fuori sta canzone, devo dire che un po’ ci riescono.
Estrosa.


Clicca sull'immagine per ascoltare il brano

Ed Romanoff

Disco immortale, uno dei più influenti nella storia del rock, qui esce davvero il suono “Deep Purple” che ha ispirato, insieme ai Led Zeppelin, grammatica e sintassi dell’hard rock per le band a venire.

Drumming potente ma non eccessivo, chitarra tirata, voci di ghisa, insomma tutto quello che serve per emozionare.

Il brano di per sé non è tra i più famosi, ma in questo disco non ce n’e uno debole per cui, anche qui si gusta davvero il rock d’annata.

Grandi.

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok