Jamestown revival - Cottonfields

Pubblicato il 17-01-2019

di Gianni Giletti

Non mi capacito del fatto che ci sia un vagone di artisti che continui a suonare il blues, elettrico/acustico/campagnolo/metropolitano/rock eccetera eccetera.
E’ la musica più vecchia del mondo (beh, quasi), gira sempre intorno alle 12 battute che da lì non si muovono, chitarre distorte o pizzicate o strisciate, batterie essenziali, bassi rotondi, voci dolenti, allegre (raramente) o così così, assoli interminabili, bottleneck, armoniche, funamboli della chitarre, anche qui eccetera eccetera.
Possibile che abbia ancora qualcosa da dire ?
Eppure, guardate cataloghi, tour, festival (soprattutto in USA), dischi, artisti: tutto esaurito. Deve avere qualcosa, questa musica, che sfugge a tutte le mode e che ti mette la voglia di risentirla ancora e ancora, ognuno con la sua sfumatura (ci sono più tipologie di blues adesso che nell’età d’oro di questa musica, gli anni 20).
Questi qua di stasera sono un’unghia dello sterminato popolo di cui sopra: acustici e corali, più verso l’”americana”, inteso come genere, che non come blues classico. Ma l’anima resta quella.
Forte.


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Jamestown

Il brano di per sé non è tra i più famosi, ma in questo disco non ce n’e uno debole per cui, anche qui si gusta davvero il rock d’annata.

Grandi.

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