John Mayer - Dear Marie

Pubblicato il 12-12-2013

di Gianni Giletti

Lui è uno obliquo, saresti tentato di definirlo né carne né pesce se non fosse che le sue canzoni ti restano in testa parecchio ed è difficile smettere di ascoltarlo.
Questa poi è davvero particolare, perché parte come una ballata, portata dalla chitarra, con il cheek sul levare, che fa tanto viaggio e spazi immensi.
Voce un po’ tenebrosa, un po’ dolce, anche qui, non sai bene.
Poi la chitarra solista, prima prudentemente steel, e poi quella normale ed è sempre lui che mescola le carte, però comincia a diventare piacevole.
Poi, a tre quarti di canzone, oplà, si cambia, diventa una cavalcata, non cambia ritmo ma apre l’acceleratore.
Arrivi alla fine, ci pensi un momento e dici: bella.
E la fai ripartire.


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John Mayer

Disco immortale, uno dei più influenti nella storia del rock, qui esce davvero il suono “Deep Purple” che ha ispirato, insieme ai Led Zeppelin, grammatica e sintassi dell’hard rock per le band a venire.

Drumming potente ma non eccessivo, chitarra tirata, voci di ghisa, insomma tutto quello che serve per emozionare.

Il brano di per sé non è tra i più famosi, ma in questo disco non ce n’e uno debole per cui, anche qui si gusta davvero il rock d’annata.

Grandi.

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