Lyle Lovett - Bears

Pubblicato il 12-01-2014

di Gianni Giletti

Lanciarsi sul “chitarra e voce” è difficile.
Intanto ce n’è un vagone che ci provano. Secondo, alcuni di quelli che ci hanno provato, sono inarrivabili. Terzo, ci sono pochi colori per dipingere i quadri che hai in testa. Si può fare un quadro tutto rosso e poi uno tutto blu. Ma dopo ?
Qui non ci sono dubbi sul colore su cui Lovett punta per le sue canzoni: la voce.
Una delle più belle voci americane di oggi dipinge un quadro attorno ad un orso, con un testo un po’ ermetico, bizzarro e allusivo, accompagnandosi solo con la più classica delle chitarre, ribattezzata tranka-tranka dal vostro rubrichista.
E allora qual’è la differenza con centomila altri che fanno la stessa cosa ?
Penso sia proprio la magia che una voce così sparge intorno a sé.
Ma è un gusto mio. Dopo aver ascoltato, ditemi se è anche vostro.
Ciao.


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Lyle Lovett

Disco immortale, uno dei più influenti nella storia del rock, qui esce davvero il suono “Deep Purple” che ha ispirato, insieme ai Led Zeppelin, grammatica e sintassi dell’hard rock per le band a venire.

Drumming potente ma non eccessivo, chitarra tirata, voci di ghisa, insomma tutto quello che serve per emozionare.

Il brano di per sé non è tra i più famosi, ma in questo disco non ce n’e uno debole per cui, anche qui si gusta davvero il rock d’annata.

Grandi.

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