Profondo soul, un amico appassionato di questo genere, mi ha portato un disco recuperato al Porretta Soul Festival, che festeggiava la 25esima edizione. Otis Clay è quel tipo di artisti che sta tutta la vita tra il trionfo e la bassa classifica. La voce non gli manca di sicuro, scura, selvaggia, trattenuta a stento dentro le sponde del soul. Ha viaggiato con alcuni singoli nelle classifiche Usa del settore ed è arrivato fino alla Nomination per un Grammy. Ma non ha mai sfondato. Il brano acchiappa, il Nostro sa come fare per farsi ascoltare. Belli i fiati, che ricordano agli anni 60 e 70, e i cori, che vengono dal gospel. Brano intenso, mi piace soprattutto l’inizio, con chitarrina e hammond che la fanno da padrone e poi il suono del basso .
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