Roy Orbison - You got it

Pubblicato il 23-04-2013

di Gianni Giletti

"Una calda notte estiva del 1970 viaggiai per quindici ore nel retro di un camioncino per aprire un concerto di Roy Orbison al Music Fair di Nashville. Nel 1974, appena prima di entrare in sala di registrazione per le sessions di Born To Run, ascoltavo Duane Eddy e la sua chitarra, ascoltavo una collection di dischi prodotti da Phil Spector, ma soprattutto ascoltavo un'antologia di Roy Orbison, His All-Time Greatest Hits.
Mi sdraiavo sul letto al buio con le sole spie dello stereo accese e lasciavo che i suoni di Crying, Love Hurts, Running Scared, Only The Lonely e It's Over riempissero la mia stanza.
A volte il r&r sviluppa un senso di comunità e amicizia, ma per me le ballate di Roy Orbison avevano più significato se ascoltate in solitudine e nell'oscurità.
Roy modificò la convinzione generale che per avere un hit bisognasse scrivere strofa/refrain/strofa/ refrain /bridge /strofa/refrain in successione. I suoi arrangiamenti erano complessi, avevano ritmi e movimenti come quelli di un'opera lirica; i suoi testi erano il lato oscuro delle favolette pop, davano i brividi, e la sua voce aveva un tono incredibile.
Roy Orbison sembrava provenire da un altro pianeta, proprio come i grandi rockers, e aveva l'abilità di cogliere il significato delle cose più piccole, quelle che giungevano diritte al cuore; fu con quelle armi che mi aprì la mente, facendomi credere che la cittadinanza del New Jersey dove ero cresciuto fosse grande quasi quanto la sua musica.
Ricordo sempre il momento conclusivo di It's Over, quando tocca una nota incredibile, da fine del mondo. Io ero sdraiato sul letto, giurando a me stesso che non sarei più uscito, né avrei mai più parlato con un'altra ragazza. Proprio in quel momento la puntina saltava indietro alla prima canzone e..."pretty woman, I don't believe in you, you're not truth, no one would look as good as you...". E fu in quel momento che io capii.....
Oggi porto i suoi dischi con me quando sono in tour, ricorderò sempre ciò che Roy significò quando ero giovane e avevo paura di amare. Quando entrai in studio per registrare Born To Run, nel 1975, volevo costruire un disco che avesse i testi come quelli di Bob Dylan e suoni come nelle produzioni di Phil Spector, ma soprattutto volevo cantare come Roy Orbison.
Ora, tutti sanno che nessuno è capace di cantare come Roy Orbison".

Oggi ho commissionato il commento della pillola ad un amico, Bruce. E mi sembra che se la sia cavata bene e non ci sia molto altro da dire...
Se non sapete chi è Roy Orbison,
fatevi un giro sul web. Buon ascolto.


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Roy Orbison

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