Sting - Seven days

Pubblicato il 13-07-2014

di Gianni Giletti

Un brano così ti spiazza, ti libera, ti porta lontano, ti fa dire: allora si può, una canzone non è solo strofa-ritornello-strofa più qualcosa li’ in mezzo.
La musica può convogliare la poesia dentro tunnel iperspaziali dalla fisica intransigente, che collegano pianeti lontanissimi, galassie aliene, facendole sembrare simili, trovando dei punti in comune.
Sting ha questa capacità, non sempre, ma spesso. Inoltre qui il valore aggiunto, la propulsione Sondberg della navetta spaziale – che va 100 volte più veloce della luce – risulta essere la band, impeccabile.
Su tutti Vinnie Colaiuta, batterista dalle capacità immense, vero trait d’union di un brano che mi affascina.
Spero anche a voi.

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Sting

Disco immortale, uno dei più influenti nella storia del rock, qui esce davvero il suono “Deep Purple” che ha ispirato, insieme ai Led Zeppelin, grammatica e sintassi dell’hard rock per le band a venire.

Drumming potente ma non eccessivo, chitarra tirata, voci di ghisa, insomma tutto quello che serve per emozionare.

Il brano di per sé non è tra i più famosi, ma in questo disco non ce n’e uno debole per cui, anche qui si gusta davvero il rock d’annata.

Grandi.

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