1000 km a piedi, per cambiare

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


Le vicende della politica e della cronaca, spesse trasformate in spettacolo, rischiano di farci perdere di vista le cose che contano. Serve un cambiamento. L’Arsenale della Pace ha scelto di camminare a piedi con la gente.

di Ernesto Olivero


In questi giorni la notizia che tiene banco non è la bomba atomica che l’Iran vuole costruire, non sono i continui attentati che in Iraq provocano decine di vittime, non è l’elezione del Presidente della Repubblica, non è neanche quella della povera ragazza ventenne che è stata sepolta viva con il suo bimbo in grembo. È invece “piedi puliti”, la maxi inchiesta che sta travolgendo il mondo del calcio in seguito alle intercettazioni telefoniche di noti personaggi del mondo del pallone. Tutti siamo incuriositi di cosa si dicevano il tale e il tal altro, dei pettegolezzi che si scambiavano, delle loro trame e seguiamo con avidità sui media le loro vicende.

Sottolineo questa notizia perché, mentre ci meravigliamo che questi scandali siano venuti fuori, accettiamo come normale un sistema che investe più soldi nel gioco del pallone che nella ricerca scientifica. Su un altro fronte, quello dei media, poi, non possiamo stupirci se il pubblico televisivo preferisce le trasmissioni televisive più superficiali, volgari, aggressive, perché sono lo specchio del nostro modo di vivere e della classe dirigente che ha responsabilità dei vari settori della politica, dell’economia, dell’industria, dell’informazione, … Sono solo due fra i tanti esempi che potremmo trovare sulle pecche e sull’ipocrisia della nostra società. Eppure questi fatti devono farci riflettere sul fatto che tutto quello che avviene attorno a noi ha anche il nostro contributo, quindi dipende anche da noi. Pur non avendo, a volte, voce in capitolo su fatti come questi, possiamo prendere posizioni con le nostre scelte quotidiane: possiamo decidere noi cosa comprare, cosa leggere, cosa guardare, cosa fare, a chi dare credito e fiducia.

Ci lamentiamo, spariamo sentenze, azzardiamo giudizi sommari, ma poi accettiamo che le cose vadano come vanno. Forse il tempo di lasciarci scivolare tutto addosso è finito e per noi cristiani è il tempo dell’impegno personale, della preghiera, della coerenza; è il tempo di far emergere le persone più trasparenti e competenti per affidare a loro la responsabilità della guida del nostro Paese in vista del bene comune.
Nella mia vita ho incontrato tanti cristiani di facciata che hanno approfittando di questa appartenenza per i loro interessi, a tutti i livelli. Ma tra i cristiani ho trovato anche persone buone e trasparenti, piene di capacità eppure umili. Non emergerebbero mai se non andassimo a cercarle, a invitarle e a sostenerle. Questi amici pieni di Dio possono essere lievito e sale per il nostro tempo.

C’è bisogno di un cambiamento profondo. Da parte nostra diamo un contributo in questa direzione anche con il pellegrinaggio a piedi di 1000 km “La strada dell’odio non porta al domani”, che si svolge a tappe per tutto il mese di maggio. Vogliamo incontrare la gente lungo le strade, lì dove vive, dove fatica, dove lavora, dove studia, dove si impegna. È finalizzato a costruire insieme un domani in cui tutti abbiano la libertà di coscienza, possano esprimere le proprie idee e professare la propria fede in ogni parte del mondo, senza subire ritorsioni; un domani in cui ebrei, cristiani, musulmani, figli di Abramo, figli dell'unico Dio si ricordino di essere fratelli e insieme si battano contro la fame e le ingiustizie che portano all'odio; un domani nel quale ogni persona riscopra in chi gli è accanto un suo simile, perché nutrirsi, curarsi, istruirsi non possono essere un diritto di pochi. È preghiera continua, è portare l’annuncio di speranza a quanti incontriamo, è risvegliare in noi e in tanti la gioia della vita cristiana vissuta.

Ernesto Olivero
da Nuovo Progetto maggio 2006

 

 

 

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