Artisti in controluce - Brian Wilson

Pubblicato il 31-08-2009

di gianni


40 anni di gestazione (dal 1967 al 2004) per il disco più atteso del rock: “Smile”.

di Gianni Giletti

 Più che di un disco, ci stiamo occupando di un mito.
Più di un mito: una chimera, un sogno, una leggenda, una cosa che non c'è mai stata, data per dispersa, improvvisamente rimaterializzatasi a 40 anni dalla sua scomparsa.
A questo punto voi smettete di leggere.
Per forza, direte: l'autore dell'articolo, che una volta scriveva di musica, improvvisamente ha cambiato genere ed è passato alla fantascienza.
Oppure semplicemente ha bevuto qualche bicchiere di troppo ed è un po' euforico.
Beh, niente di tutto questo, ma la pura verità: Smile (sorriso) è il disco con la vicenda più incredibile nella storia del rock.
Ma andiamo con ordine.
Dell'autore, Brian Wilson, un distinto signore americano di 62 anni, possiamo dire che è uno dei fondatori dei Beach Boys, mitico gruppo di pop-rock americano degli anni sessanta e uno dei più grandi compositori pop degli ultimi 50 anni.
Nel 1967 i Beach Boys sono all'apice del successo: milioni di dischi venduti con una musica leggerina e sognante che fa pensare - come dicono loro stessi - al mare, al sole e alle belle ragazze.

Ma Brian non è soddisfatto, la musica che deve fare non è quella che vuole fare, inoltre comincia ad essere tormentato dalle nevrosi che lo porteranno negli anni seguenti a mettersi in cura psichiatrica.
Organizza un colpo di mano: manda il resto della band in vacanza, acchiappa un paroliere (Van Dyke Parks) che definire estroso è un eufemismo, convoca in gran segreto alcuni musicisti a casa sua e compone quello che lui stesso chiama una sinfonia adolescenziale rivolta a Dio.

Quando i Beach Boys tornano a casa trovano un matto (si dice che suonasse un pianoforte contenuto in un'enorme scatolone pieno di sabbia!), ma anche una musica lontana mille miglia dal sound spiaggifero e marittimo che in genere producevano.
Discussioni a non finire tra i membri della band, finché si decide che il disco deve uscire.
Ma in una notte di follia, Brian distrugge tutti i nastri in suo possesso e consegna il suo disco e se stesso alla leggenda.
Da allora infatti si è creato un alone di leggenda attorno a Smile: ogniqualvolta usciva un disco dei Beach Boys o di qualcuno dei suoi membri spuntava insistente la domanda: Ci sarà un brano di Smile?
Nessuno, tranne i membri della band, lo aveva ascoltato, per cui si inseguirono i musicisti che avevano partecipato alle registrazioni, si favoleggiò di nastri scampati all'incendio, si citarono persone che erano presenti, si scrissero libri e romanzi sull'argomento... insomma, ne nacque una vera saga.

L'unico che poteva rispondere era sotto cura psichiatrica, eppure il mito sopravvisse nei decenni e ogni tanto qualcuno riproponeva l'argomento: una versione alternativa del tormentone Elvis è vivo e abita in campagna sotto falso nome... una bufala insomma.
 Ma nessuno aveva fatto i conti con Brian, che verso la fine degli anni ‘80 si riprende e ricomincia a scrivere musica (il suo primo disco solista è del 1988).
A tutte le persone che gli chiedevano di Smile, rispondeva con il silenzio.
Finché, all'alba del 21° secolo, decide che è ora che Smile venga definitivamente alla luce. Richiama il paroliere di 30 anni prima, recupera una band, si barrica in studio e nel 2004 Smile esce dal mito ed entra nella realtà.
Va beh, mi direte, bella storia... ma il disco com'è?!?

Qui sta la parte migliore della storia, perché la musica di Smile ha un solo aggettivo che le rende giustizia: immaginifica, cioè immaginaria + magnifica!
Si tratta cioè di una musica che solo un genio come Brian vede e può trascrivere sul pentagramma. Non si tratta di musica di facile ascolto, è una suite; però non si possono non ammirare le visioni di Brian, che unisce il pop al jazz, l'avanguardia e il rumorismo ai coretti nel più classico stile Beach Boys. La parte vocale ha un'importanza centrale: oserei dire che è l'elemento che tiene insieme il disco e che ne innerva le varie sezioni.
Ne scaturisce un'opera omogenea, coerente nella sua visionarietà, che Brian ha presentato a Londra nel febbraio 2004 con uno storico concerto alla Royal Albert Hall - il tempio londinese della musica rock - e che ha raccolto un pubblico soprattutto adulto e con i lucciconi agli occhi: è sembrato a tutti che si tornasse indietro di quarant'anni.
So long, Brian!

Gianni Giletti

 

 

 

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