Artisti in controluce - Dr. John

Pubblicato il 31-08-2009

di gianni


“Un viaggiatore della notte”, uno dei migliori strumentisti in circolazione, ma reduce da una vita vissuta nel caos…

di Gianni Giletti

Descrivere un personaggio come Malcom John (“Mac”) Rebennack Jr., in arte Dr. John, diventa difficile se non si conosce almeno un poco l’ambiente della città in cui è nato e vissuto per un lungo periodo, New Orleans: città laboratorio, città di incontro-scontro di diverse culture, tradizioni, razze e naturalmente musiche.

New Orleans By night (foto wikimedia)
Il Nostro vi nasce il 21 Novembre 1941 e cresce circondato di musica nel Terzo Quartiere della città. Tutti in famiglia suonano uno strumento e anche lui comincia giovanissimo a girare per i “black clubs”, dove incontra i grandi musicisti di New Orleans, Huey “Piano” Lewis, James Booker, Allen Toussaint e soprattutto Professor Longhair, che diventa il suo punto di riferimento in campo musicale.

Comincia a far gavetta come chitarrista facendo il “session man” in uno sterminato numero di dischi, concerti, jam session, ma per incidere il suo primo disco solista deve trasferirsi a Los Angeles dove nel 1968 esce “Gris-gris”, un mix di jazz nero, slang di strada e poesia surrealista applicati ad un’ampia gamma di ritmi di New Orleans. Cominciano i concerti a suo nome, in cui Dr. John compare in una nuvola di fumo, vestito di piume e lustrini come un’incarnazione del Martedì grasso, divenendo presto una leggenda.

Nel frattempo, per un incidente ad un dito, passa a suonare il pianoforte. Nel 1972, dopo una coppia di album che sfruttano il filone di “Gris-Gris”, incide Gumbo, un’esilarante rivisitazione degli standard del rhythm and blues: tutt’oggi una delle sue incisioni più popolari. Un anno dopo, insieme al pianista e compositore Mr. Toussaint e alla band funk di New Orleans “The Meters” , incide l’album da top-ten “Right Place, Wrong Time”.

Mentre ottiene questi successi professionali la sua vita però è nel caos: nella sua autobiografia racconta le conseguenze di 35 anni di dipendenza dall’eroina, finita solo nel 1989. Oggi parla senza riserve e con umorismo della sua terribile esperienza e del perché ha smesso: “Molte persone andavano in rovina per lo stesso motivo intorno a me e pensavo di essere troppo vecchio per quelle cose; inoltre mia figlia ce l’aveva con me e mi diceva spesso : “Ogni volta che entri in bagno ho paura che tu non ne esca vivo”.

I miei amici mi avevano fatto capire che ormai ero più interessato alla droga che alla musica. Così ho pensato di fare il bravo per un po’, ma senza smettere seriamente. Alla fine mi sono svegliato in un reparto d’urgenza in Arizona, con tutti cavetti che penzolavano intorno a me. La prima cosa che mi è venuta in mente appena sveglio fu di seguire l’infermiera per cercare della droga in ospedale. Ho pensato di nuovo “Sono troppo vecchio per queste cose e sono rimasto lì. Se avessi seguito quell’infermiera probabilmente adesso sarei ancora in Arizona”.
Dopo un lungo periodo di stallo negli anni ’70 e ’80, Dr. John riparte: nel 1989 registra uno dei suoi dischi migliori, In a Sentimental Mood , una raccolta di standard popolari che comprende un duetto con Rickie Lee Jones in “Makin’ Whoopee” con cui vince il suo primo Grammy, l’Oscar della Musica; l’album successivo, Going back to New Orleans gli fa vincere il secondo. L’album successivo, Television, presenta un’altra faccia della sua personalità musicale: un funky duro e ballabile con le radici in New Orleans. Non ha perso nessuno dei suoi talenti come compositore: è ancora uno dei pochi cantautori viventi capaci di mettere in rima “null and void” (niente e zero), cioè partire da zero e fare in diretta una nuova canzone, con testo, musica e arrangiamento.
“Mi sento come se mi fosse ritornato il cervello - dice - come se mi fossi liberato di un grosso peso. La cosa più bella è che sto iniziando a parlare con i miei figli come non avevo mai fatto prima, con i miei nipotini, mia madre, mia sorella. Perché bisogna ascoltare per imparare, ma prima bisogna imparare ad ascoltare; pensavo di aver passato tutta la vita ad ascoltare, poi un giorno ho capito che ascoltavo solo quello che volevo sentire”.

Dal punto di vista musicale, Dr. John non è semplicemente uno dei migliori strumentisti in circolazione, è una figura unica che collega tra loro personaggi molto diversi come Fats Domino, Professor Longhair, Allen Toussaint. In pratica la sua opera è uno specchio non soltanto dell’anima musicale di New Orleans, ma di tutta la musica americana. Durante una session di 90 minuti si può ascoltare materiale di quattro o cinque decenni, ma non sta “ricreando” nulla: quando suona, quella musica vive in lui.

Uno degli ultimi album, Afterglow, uscito nel 1995 rispecchia quanto detto sopra. Insieme a grandissimi musicisti quali i bassisti Ray Brown e John Clayton, il chitarrista Philip Upchurch tra gli altri, rivisita alcuni standard del jazz, curando in particolare gli arrangiamenti con la solita classe e regalandoci un’ora di piacevole ascolto.

Gianni Giletti

 

 

 

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