Artisti in controluce: Johnny Clegg

Pubblicato il 31-08-2009

di gianni


Vi ricordate “Asimbonanga”? Il suo autore, musicalmente travolgente, è stato anche ministro del governo di Mandela, in Sud Africa.

di Gianni Giletti

Johnny Clegg ha vissuto più o meno 10 vite diverse nel corso di una sola. Nato in Inghilterra nel 1953 e trasferitosi bambino in Sud Africa, è stato insegnante di antropologia sociale e musicista. Esiliato dal suo Paese per motivi di apertheid – lui, bianco, suonava con dei neri – ha venduto milioni di dischi e ha fatto tour mondiali a raffica.

Rientrato in Sud Africa, è stato ministro del governo Mandela di cui, con una celebre canzone “Asimbonanga”, aveva chiesto la scarcerazione alla fine degli anni ’80. Come si vede, una persona piuttosto attiva e singolare. Un artista particolare, fuori dallo “show business”, che ha pagato un prezzo molto alto per poter esprimere la sua musica.

Clegg sperimenta la contaminazione di testi inglesi, melodie occidentali e temi della musica Zulù, costruendo simbolicamente quello che il regime dell’apartheid aveva violentemente proibito, cioè uno stile unico ma percorso da culture diverse.
La sua musica unisce difatti la brillantezza del rock occidentale con la poesia e la metrica della cultura Zulu, con dei testi mai violenti, ma profondamente intrisi di giustizia sociale.

Dopo alcune esperienze locali, costituisce nel 1986 la band con cui sarà conosciuto in tutto il mondo, i “Savuka” (“noi ci siamo alzati”) e incide “Third world child” (Bambino del terzo mondo) che venderà milioni di copie in tutto il mondo.
Ascoltandolo si capisce perché: un ritmo travolgente, voci africane evocative al massimo, uso disinvolto sia degli strumenti elettrici che di quelli acustici, pathos e colori, insomma una musica a cui non si può restare indifferenti.

Dopo un lungo stop dovuto agli impegni politici, oggi Clegg è ritornato sul palco ed è in tour attraverso l’Europa. Se per caso vi capita a tiro, non perdetelo: dal vivo offre uno dei “live act” più travolgenti tra quelli in circolazione; non si tratta solo di un concerto, ma è uno show che coinvolge il pubblico, visto il “corpo di ballo “che si porta dietro e che, danzando per tutto il concerto, trasforma il palco in un pezzo d’Africa.

Fortemente consigliato.

 

Johnny Clegg
Third world child
EMI 1987

 

 

 

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