ARTISTI, MUSICISTI O COMMEDIANTI?

Pubblicato il 31-08-2009

di gianni


Sulla musica in tv e sul “fenomeno Stefano Bollani”, in cerca della “mia” musica.

di Gianni Giletti


Stefano Bollani

Negli ultimi tempi c'è stato un preoccupante aumento dei musicisti in televisione.
Parlo di musicisti veri, non quelli da una canzone e via che rischiano di non essere neanche cantanti; parlo di gente come Bollani, Allevi, Di Battista... musicisti che spesso si portano dietro un diploma al conservatorio anche se poi suonano tutt'altro.
È curioso constatare come il jazz in Italia sia considerato una musica colta e un po' snob da ascoltare; poi arrivano questi qua e di colpo diventa un genere popolare.
Basta che Bonolis - dico Bonolis per fare un nome, ma va bene anche Chiambretti o altri - nella sua trasmissione invece che i soliti noti, si metta in dotazione una seria formazione jazz o inviti personaggi di primo piano perché subito gli italiani si scoprano jazzofili, dopo intere generazioni di ignoranza totale sull'argomento.

Il caso più eclatante è quello di Stefano Bollani.
Diploma di pianoforte al Conservatorio di Firenze, turnista di Raf e Jovanotti, ad un certo punto si trova a suonare con uno dei suoi miti, Enrico Rava, uno che ha fatto la storia del jazz e non solo in Italia. Bollani ormai te lo trovi dappertutto, sulla radio, in televisione, in teatro... non so come fa a stare in tanti posti contemporaneamente; eppure non suona una musica facile, fruibile da tutti.

Bollani non è solo un pianista jazz, ma "vede" una musica molto più globale e totale che riesce miracolosamente a stare sugli 88 tasti del pianoforte. Bollani è un'orchestra, un solista, un rumorista, un cantante (anche se non canta), un pianista e tutto questo insieme. Debordante, insomma, un musicista totale, che ti aggredisce con la sua musica, non ti dà requie finché il pezzo non finisce. Ho avuto modo di ascoltarlo dal vivo al Lingotto di Torino, tempio della musica classica da 2000 posti tutti regolarmente occupati e mi ha dato proprio l'impressione di volerti tramortire, anche se, ripeto, non è di facile ascolto. Ma allora, mi chiedo, perché ha così successo?

Secondo me i motivi sono tre.
Il primo è che lui vive per la musica e si vede.
La sua passione trapela dai suoi atteggiamenti, dal suo modo di suonare e di presentare i brani, dal modo con cui parla della musica sua e degli altri... dal suo modo di essere, insomma. Si diverte a suonare.
Il secondo motivo è che lui la musica la sa porgere, la sa presentare e "portare" in modo talmente naturale e convincente che ti affascina ancora prima di suonare.
Bollani infatti è anche un eccellente cabarettista, ma non di quelli che hanno studiato recitazione; anche qui sembra naturale, recita se stesso senza alcuna paura o affettazione.
Il suo punto debole sono i dischi, perché lui è un animale da palcoscenico e quindi il disco è sempre un gradino sotto la rappresentazione dal vivo, si perdono tutti gli elementi che ho descritto prima. Resta però la musica, che davvero non è convenzionale ed esplora luoghi lontani ed esotici, anche se sembra sempre di essere a casa.
Il terzo motivo è la comunicazione. Bollani comunica facendo musica, sa che non è musica facile ma te la rende digeribile, ti spiega, ti delucida, ti racconta una storia.

Un musicista come lui mi fa riflettere sul panorama musicale di oggi, dove sono tanti i "marchettari" ovverossia coloro che fanno musica senza tanta passione ma talvolta con abbondanza di mezzi, tanto da far passare l'oggetto in questione (la musica, appunto), in secondo piano.
Forse invece il segreto è proprio qui: passione e comunicazione.
Sia che tu sia una rockstar piuttosto che un musicista da pub, occorre capire se tutte le volte che sali sul palco o incidi un disco lo fai innanzitutto per passione; passione di comunicare chi sei e cosa pensi, le tue idee e le tue emozioni.

Invece spesso questo non avviene. Ci sono personaggi che con la scusa della canzone, producono se stessi; ma non senti musica nei loro brani, solo pubblicità più o meno diretta.
Sono coloro che troppo sovente affollano le hit parade a tutte le latitudini e si difendono dicendo che questo vuole il pubblico e questo loro danno, dimenticandosi che all'ascolto della musica - quella vera - la gente la si può educare.
Oppure all'opposto ci sono dei musicisti che si preoccupano esclusivamente di quello che esce da loro stessi, disinteressandosi completamente di chi ascolta e propongono dischi comprensibili solo da loro e da qualche sparuta cerchia di iniziati.
Questa, spiace dirlo, è un po' la situazione che in Italia (ma non solo) si riscontra nel jazz e nella musica colta contemporanea: musicisti tecnicamente preparatissimi, ma che non comunicano più nulla se non appunto a pochissimi.


Giovanni Allevi

A questa situazione aggiungiamo l'enorme massa di musica che oggi circola su ogni mezzo di comunicazione disponibile (tram compresi) e che ti assale appena metti il naso fuori di casa o semplicemente accendi un cellulare.
Allora si capisce come la gran parte delle persone si beva senza reagire qualunque roba passi su qualunque mezzo, radio, internet, televisione, cinema….

C'e un modo per cambiare questa situazione?
Che cosa possiamo fare noi ascoltatori?
Una sola parola: scegliere!
Ovvero non farsi rifilare qualunque schifezza ti spaccino per musica ma avere il gusto di andarsela a cercare, di scegliere la tua musica, quella giusta, che ti fa vibrare e che ti colora la giornata, avendo la curiosità come guida e la passione nel cuore.

E cosa possono fare produttori, discografici e consimili?
Una sola parola: qualità!
Basta robaccia a chili giù per il gargarozzo di chi ascolta, occorre promuovere musicisti veri, che hanno delle cose da dire e non tromboni, dilettanti, veline, figli di, raccomandati di ogni ordine e grado.
Basta con le canzoni in serie, che ascoltata una, ascoltate tutte. Basta con i dischi con un brano decente e tutti gli altri a fare da riempitivo.
Anche perché, come si è visto in questi anni, percorrendo questa pista si va dritti verso la bancarotta.

E un musicista che cerca di emergere o che è già un nome, che può fare per cambiare questa situazione?
Può farsi una domanda, sia che parta per un tour mondiale che per un concerto sulla piazza del suo paese: “Sono pronto a svelarmi, a far vedere a tutti le mie emozioni e i miei pensieri, le mie debolezze e le mie storie, senza filtri se non la mia musica?”.
In breve, sono pronto a diventare un artista?

Gianni Giletti






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