BIRMANIA dietro le quinte

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


Le contraddizioni di un Paese ricco di storia, di arte, ma molto povero di libertà e non solo. Non è tutto oro quel che luccica…

di Barbara Maccagno

La Birmania, Paese di pagode antiche, oro, paesaggi meravigliosamente verdi, gente gentile, è sicuramente una meta turistica ambita da molti ma è anche un Paese soggiogato da una dittatura militare che lo governa a partire dagli anni 60.
 Nel 1988 la giunta militare (State Peace and Development Council) ha deciso di cambiare il nome del Paese e di molte città e così la Birmania da allora si chiama Myanmar e la capitale non si chiama più Rangoon ma Yangon. Eppure nel 1990 il principale partito di opposizione, National League for Democracy (NLD), guidato dal Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi (ASSK), aveva vinto le elezioni ma la giunta militare non ha riconosciuto la vittoria dell’opposizione e ASSK e i suoi collaboratori sono stati arrestati.
Dovendosi confrontare con la mancanza di mezzi e l’isolamento diplomatico, la giunta militare ha ridotto gli investimenti nel campo sanitario ed educativo, portando il Paese verso un inesorabile deterioramento.
Quante sono le persone che sanno veramente che cosa sta succedendo in Myanmar? Credo poche. A meno che non si abbia un interesse particolare o non si stia per fare un viaggio turistico, a chi mai verrebbe in mente di passare ore a navigare sul Web per saperne di più? Del resto, la stampa italiana e internazionale offrono moderate notizie sul misterioso e controverso Paese. Così ti capita di incontrare a Yangon turisti occidentali che, di ritorno dalla valle delle mille pagode (la mitica Bagan) o dalla leggendaria Mandalay, con stupore ti chiedono come mai le Organizzazioni Non Governative (Ong) e la Croce Rossa Internazionale lavorano in questo Paese.
La giunta militare, con grande maestria, permette ai turisti di visitare solo determinate regioni del Paese dove hotel di lusso accolgono i viaggiatori e non manca di ricordare agli stranieri che il governo non fa che esaudire i desideri del popolo: immensi pannelli rossi, disposti sulle strade principali, esibiscono scritte in inglese intitolate “I desideri del popolo: usare poco l’energia elettrica” (sarà per questo motivo che molta gente vive in abitazioni prive di luce), “opporsi a quelli che appoggiandosi a elementi esterni, lavorano come spie e esprimono punti di vista negativi sul governo” (ecco perché lo Stato si preoccupava di controllare il valore morale delle mie e-mails e delle mie telefonate), e ancora “opporsi ai Paesi stranieri che intervengono negli affari interni del Paese” (ecco perché io, che ho lavorato in Myanmar per una Ong internazionale, non potevo permettermi di affrontare discorsi politici con la popolazione locale).

MYANMAR (BIRMANIA) IN CIFRE

Popolazione
49 milioni
sotto i 15 anni: 32,3%
oltre i 65 anni: 4,5%

Istruzione
Percentuale di bambini che vanno alla scuola primaria:
nel 1990-91: 99%; nel 2001-02: 82% (-18%);
Alfabetizzazione adulti >15 anni: 85,3%

Salute
Speranza di vita alla nascita: 57,2%;
spesa pro-capite per la sanità (anno) 26 $
bambini malnutriti sotto i 5 anni: 35,0%
mortalità infantile (sotto i 5 anni): 109/1000 neonati;
casi di malaria: 224/100.000 persone;
sottonutriti: 7%

Comunicazioni
internet user: 0.5 persone/1.000 abitanti
cellulari: 1/1000 abitanti
sito del quotidiano ufficiale: New Light of Myanmar

Fonte: UNDP 2004

Ho vissuto in Myanmar per 13 mesi e ho dovuto imparare a non esprimermi liberamente, a contare fino a 10 prima di dire qualcosa e a percepire lo sguardo preoccupato delle madri che mi sussurravano: “il mio bambino domani deve fare i lavori forzati sulla strada, per favore non dire niente altrimenti passerò dei guai”, o di chi diceva: “vorrei fare il test HIV ma se vado in ospedale e il test risulterà positivo verrò denunciato e perderò il lavoro”.

Mi sono spesso chiesta come facciano i birmani, dovendo subire tutto questo, a sorridere, a essere gentili… ma, visto che se dici di fronte alla persona sbagliata Rangoon al posto di Yangon puoi finire in prigione, che alternative hai?
Sono in Italia e vi posso scrivere tutto questo, spero che chi deciderà di visitare la Birmania abbia la capacità di interpretare il “meraviglioso” che gli faranno vedere.

di Barbara Maccagno (medico cooperante)
da Nuovo Progetto gennaio 2005


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