BRASILE: Benedetto XVI è tra noi

Pubblicato il 31-08-2009

di Simone Bernardi


Dall’Arsenale della Speranza, la cronaca dell’arrivo del Papa in Brasile e del primo, emozionante, incontro con la sua gente.

di Simone Bernardi


SAN PAOLO. Ore 15.30, una piccola comitiva esce dall’Arsenale della Speranza, direzione Largo São Bento, la piazza su cui si affaccia il Monastero benedettino in cui alloggerà il Papa. Sul Largo c’e anche l’appartamento preso in affitto dalla Rai e da cui, questa sera, andrà in onda la nota trasmissione di Vespa. In realtà è proprio lì che stiamo andando, accompagnando Ernesto Olivero e padre Clodoveo Piazza, giunti in mattinata, rispettivamente, dall’Italia e da Salvador de Bahia.
Si viaggia in metrò, unico mezzo, oggi, per sperare di raggiungere la zona più centrale della città. A piedi, sotto gli spruzzi della “garoa” (la famosa “pioggerellina” paulista), dalla Cattedrale percorriamo l’ultimo tratto che ci separa dal Monastero. È il centro della metropoli: lo scenario, fatto di predicatori, poveri con le stampelle e uomini in giacca e cravatta, sembra non sapere che 500 metri più in là sta per arrivare il Santo Padre.
Arriviamo senza troppe difficoltà, le misure di sicurezza sono visibili, ma Largo São Bento è ancora accessibile. A quest’ora, San Paolo – vero motore dell’economia brasiliana – sta ancora lavorando e, infatti, la porzione migliore della piazza (sotto il balcone su cui si esporrà il Papa) se la prende un nutrito gruppo di giovani argentini e cileni, arrivati lì chissà quando…
Saliamo al primo piano del numero 54. Da qui, il punto di vista è davvero privilegiato: siamo esattamente sopra l’ultimo tratto di strada che il Papa percorrerà sulla papa-mobile prima di scendere e salutare la folla, che, piano piano, inizia ad aumentare. Questo spicchio di San Paolo, su cui “stringeranno” le telecamere, potrebbe sembrare un angolo d’Europa, ma, per noi, è sufficiente girare lo sguardo per osservare come la facciata austera del Monastero sia in realtà inserita in un universo che è totalmente altro.
Ore 15.54, la TV brasiliana trasmette le immagini dell’aereo papale che atterra all’Aereoporto internazionale di Guarulhos. Il cronista, con un entusiasmo calcistico, ufficializza la cosa: “O Papa està no Brasil! O Papa està no Brasil! O Papa està no Brasil!”. Inizia la cerimonia di benvenuto: il pontefice riceve il saluto del presidente Lula, che, nel suo discorso, tocca punti importanti come la lotta contro la fame e la miseria, per la giustizia e la fraternità, per l’educazione e la famiglia, punti di forza e, al tempo stesso, punti deboli del suo Governo. Il Papa lo ascolta attento e le sue prime parole sono di “carinho” (d’affetto) per questo immenso Paese: “Il Brasile occupa un posto molto speciale nel cuore del Papa, non solo perché è il Paese che oggi ha il più elevato numero di cattolici, ma anche perché è una Nazione ricca di potenzialità…”.
Intanto, la piazza si sta affollando sempre più. Stacchiamo lo sguardo dal televisore e ci concentriamo nuovamente su Largo São Bento. Lasciamo Ernesto Olivero entrare nello “studio” dal quale, fra poche ore, verrà trasmessa in diretta la trasmissione “Porta a Porta”. È l’emozione e la logica di sempre: essere lì non per apparire, ma per portare la voce, le ragioni e la speranza dei 1150 poveri che anche questa notte – la più fredda dall’inizio dell’anno – dormiranno in pace tra le mura dell’Arsenale della Speranza.

Alcuni di loro ci raggiungono con le bandiere. Appena li vediamo, lasciamo il balcone “privilegiato” e ci ri-tuffiamo in quella che adesso è ormai una vera e propria calca. Facciamo una mini-cordata per tentare di farci strada, ma un po’ alla volta ci sfrangiamo, distribuendoci qua e là e comunicando tra noi con lo sventolare le bandiere della Pace.

L’attesa cresce, il rumore degli elicotteri sulle nostre teste si mescola al suono delle campane a festa: è il segno che la papa-mobile è ormai vicina. Eccola! Centinaia di ombrelli si chiudono e si alzano braccia in segno di saluto e di festa: “Bento, Bento, Bento (Benedetto) è il grido dei tanti giovani, che, in punta di piedi, osservano sfilare il Papa: lui ricambia, salutando e benedicendo, la calorosa accoglienza. Dopo l’ingresso del pontefice in Monastero, lo sguardo della folla si rivolge all’insù, al balcone dell’edificio. Quando il Papa compare, ha una voce un po’ roca, ma ha il piglio di chi è felice di essere lì e di comunicarsi, per la prima volta, con questo popolo, facendolo – a dire dei ragazzi che mi sono vicini – con un buon portoghese: “Cari amici! Questa calorosa accoglienza commuove il Papa! Grazie per aver voluto aspettarmi. Questi giorni, per voi tutti e per la Chiesa, saranno pieni di emozioni e di gioia. È una Chiesa in festa! Da tutti gli angoli del mondo stanno pregando per i frutti di questo viaggio, il primo Viaggio Pastorale in Brasile e in America Latina che la Provvidenza mi concede di realizzare come Successore di Pietro! La Canonizzazione di Frei Galvão e l'inaugurazione della Quinta Conferenza dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi saranno pietre miliari nella storia della Chiesa. Conto su di voi e sulle vostre preghiere!”.

Le bandiere della Pace sono lì a testimoniare che l’Arsenale della Speranza, con tutti suoi ospiti ed amici, vogliono essere vicini al Papa in questa sua importante visita, dargli l’abbraccio e il “Bem vindo” (benvenuto) di chi si aspetta da lui parole di incoraggiamento e di speranza, per una metropoli ed un Paese emblematici di un mondo che puo’ e deve cambiare.

Mentre migliaia di persone sostano in attesa di un’improbabile riaffacciarsi del pontefice, noi ci ricongiungiamo con chi ha partecipato all’arrivo del Papa dallo studio televisivo. La trasmissione non l’abbiamo vista… voi forse sì, ma vi vogliamo regalare delle foto: che vi portino l’emozione e la comunione di chi era lì a sventolare quelle bandiere a nome dei Giovani della Pace di tutte le latitudini.

Simone Bernardi
Speciale “Brasile: Foresta che cresce”

 

 

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