Bye bye, Italia

Pubblicato il 31-08-2009

di Guido Morganti


Sono poco più di 3.106.251 gli emigrati italiani, circa 60 milioni gli oriundi, 3.500 i laureati italiani che espatriano ogni anno. Il Rapporto 2006 dalla Fondazione Migrantes.

a cura di Guido Morganti


Sono poco più di 3.106.251 gli emigrati italiani e circa 60 milioni gli oriundi. Oltre il 60% risiede in Paesi europei (46% nei Paesi dell’Unione Europea e 12% in Svizzera), il 34% in America ed il 4% in Oceania. Germania (533 mila presenze), Svizzera (459 mila), Argentina (404 mila), Francia (325 mila), Belgio (215 mila), Stati Uniti (187 mila), Brasile (148 mila) e Gran Bretagna (145 mila) sono i maggiori Paesi di insediamento delle comunità italiane (dati A.I.R.E. - Anagrafi degli Italiani Residenti all'Estero, maggio 2006; molti italiani però non sono iscritti a questa anagrafe).
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Londra
In particolare, tra il 2001 ed il 2006 vi è stato un incremento dei laureati iscritti all’A.I.R.E. del 53,2%: da 39.013 a 59.756. Ogni anno 3.500 laureati italiani espatriano, alla ricerca di migliori prospettive professionali e retributive. La maggior parte dei laureati proviene dal Nord Italia (61,99%) e in particolare dal Nord Ovest (40,9%). Si stima siano espatriati 6.000 ricercatori universitari, in prevalenza maschi.

Un’indagine svolta tra loro ha posto in evidenza diversi deficit del sistema italiano: eccessiva politicizzazione e scarsa attenzione alla meritocrazia, retribuzioni insoddisfacenti, scarso collegamento tra gli uffici pubblici.

Il paradosso dell’Italia consiste nel formare personale altamente qualificato, con un’ampia preparazione generale che garantisce la maggiore apertura mentale ed elasticità, e nel vederlo poi, in misura consistente, cercare uno sbocco inizialmente nelle regioni del Nord, e quindi all’estero. Gli spazi angusti per i nuovi inserimenti e le procedure burocratiche lente non favoriscono il mantenimento, la concentrazione o la valorizzazione dei cervelli.

Il Regno Unito è una delle mete preferite dagli italiani: rappresentano l’ottava comunità per consistenza. Tra di loro, 40 mila studenti italiani giunti per studiare la lingua, che poi si fermano in maniera stabile. Questo Paese è anche la meta preferita da un quarto dei manager italiani che prendono la via dell’estero.

Mentre la Gran Bretagna si vanta di riuscire ad autorizzare la nascita di una nuova azienda in una giornata o poco più, per una persona insediata in Italia si richiedono poco meno di 50 passaggi burocratici. Il sistema Italia, così, da molti anni perde posti nella graduatoria mondiale della competitività e attira solo in misura minimale gli investimenti esteri. È auspicabile, invece, che diversifichi e ampli la possibilità di inserimento qualificato delle nuove leve e che si instauri un circuito virtuoso con quanti operano all’estero, prevedendo condizioni tali da consentire ad un buon numero di essi di poter ritornare in maniera non penalizzante o, pur restando all’estero, di mettere fruttuosamente a disposizione del Paese la loro esperienza internazionale.

A cura di Guido Morganti
da Nuovo Progetto giugno-luglio 2007
Per chi è interessato al Rapporto: idos@rapportoitalianinelmondo.it
Info A.I.R.E.: servizidemografici.interno.it/sitoCNSD

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