Cadere per rinascere

Pubblicato il 23-09-2020

di Chiara Dal Corso

Nel coro e nella cappella settentrionale del Duomo di Monreale (di cui abbiamo già parlato) si trovano i magnifici mosaici che narrano alcuni degli eventi principali della storia di san Paolo: dalla sua richiesta agli anziani di Gerusalemme di lettere di autorizzazione per la persecuzione dei cristiani a Damasco, alla folgorazione sulla strada per la città siriana, all’ingresso, cieco, in Damasco, e altri episodi fino alla sua decollazione.

Una per tutte osserviamo la raffigurazione della sua conversione. Accasciato a terra, come se avesse inciampato malamente, un raggio di luce che illumina il suo capo, proveniente dalla mano benedicente di Gesù che si fa vedere dal Cielo e lo guarda come se gli stesse parlando, i compagni di viaggio che non vedono Gesù e si guardano intorno meravigliati. E la scritta che riporta l’evento (Atti 9, 3-4). Così incomincia la conversione di san Paolo, con un intervento diretto e deciso, inconfutabile (resterà cieco per tre giorni, dopo aver visto quella luce) di Gesù in persona, che lo fa cadere, che gli parla chiaramente, risponde alla sua domanda e gli dà anche delle indicazioni precise su quello che deve fare. E dopo tre giorni, per guarirlo e battezzarlo, arriverà un discepolo, Anania, inviato e convinto da Gesù stesso: «Va’ perché egli è lo strumento che mi sono scelto affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele, e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome» (At 9, 15-16). Lo stesso Anania infatti inizialmente è titubante: tutti conoscevano la fama di Saulo, fariseo istruito e conoscitore della legge, nonchè agguerrito persecutore dei cristiani, come dirà lui stesso (At 26, 9-11).

Eppure qui avviene davvero qualcosa di straordinario, nel cuore di Saulo, più che nell’avvenimento esterno. Infatti il suo radicale cambiamento di vita e di testimonianza ci dà la misura di quanto questo incontro con Gesù sia stato reale e stravolgente per lui. Dalle sue azioni e parole riportate negli Atti degli Apostoli e dalle sue numerose lettere capiamo che il suo amore per Gesù era fortissimo, che Gesù stesso da allora ogni tanto gli si faceva vicino, lo incoraggiava, parlava con lui, gli manifestava conoscenze profondissime del suo mistero.

E lui, Paolo, da parte sua, con passione ci metteva tutta l’anima per rendergli testimonianza, tanto da accorgersi a posteriori, e con stupore egli stesso, di non aver temuto niente, anzi di aver intrapreso viaggi lunghi e pericolosi, sopportato botte, frustate, addirittura la lapidazione (2Cor 11,23- 29). E allora questa “caduta” di Saulo diventa davvero l’icona dell’inizio di un’amicizia grandissima che cambia la vita, perchè cambia il cuore e lo riempie di amore e di coraggio. E ci insegna che Dio anche nelle nostre azioni “sbagliate” sa guardarci il cuore, e ci dà l’occasione di correggerci. Anzi, la sua correzione può diventare l’occasione della nostra vita per incontrarlo, scoprire il suo amore immenso e “geloso” del nostro, che ci conosce profondamente. Se lo vogliamo, Gesù trova il modo di entrare in relazione con noi.


Chiara Dal Corso
NP giugno - luglio 2020

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