Asian Dub Foundation - Enemy of the enemy

Pubblicato il 11-08-2012

di gianni

di Gianni Giletti  (Np - aprile 2003)"Musica del mondo" oggi non è più solo un modo di dire, ma una realtà.
Oggi difatti sono possibili ascolti che anche solo 10 anni fa erano impensabili, musicisti da ogni parte del mondo possono esprimersi verso un pubblico sicuramente più vasto di allora.
Tecnologie a parte, il movimento artistico che ha dato origine a questa globalizzazione musicale (nel senso più positivo del termine) va sotto il nome di "world music" e nasce agli inizi degli anni '90, grazie ad alcuni musicisti (un nome per tutti, Peter Gabriel) - che sono andati alla ricerca di artisti nei paesi tagliati fuori dal music-business di allora (e anche di adesso), mettendoli in condizione di registrare e distribuire i loro dischi con le etichette musicali occidentali.
Non contento, Gabriel ha fondato una etichetta sua - Real World - che è divenuta sinonimo appunto di world music e dove si possono trovare dalle ballate dello Sri Lanka ai canti armeni, anche se poi resta l'interrogativo su quanto di questo materiale venga effettivamente venduto e ascoltato.
Altri artisti si sono lanciati in questa avventura, pensiamo al sudafricano bianco Johnny Clegg, che ha unito le tradizioni musicali zulu con la brillantezza del rock o al chitarrista americano Ry Cooder, co-autore di dischi con artisti africani e promotore del fenomeno Buena Vista Social Club.
Tutta questa premessa per parlare degli artisti di questa recensione.
Asian Dub Foundation sono un gruppo di musicisti asiatici residenti a Londra che da 10 anni circa uniscono le tradizioni musicali asiatiche (in particolare indiane) con l'elettronica, servendosi di sonorità dub, rap e techno per esprimere le loro idee musicali.
Pur non amando questi generi musicali, l'ascolto di questo cd mi ha intrigato per la bravura degli ADF nell'amalgamare ingredienti musicali cosi' diversi e farne non un polpettone infarcito di elettronica, ma un'opera vera capace di comunicare anche con chi - come me - questo genere di musica non l'ascolta.
Qualche "trucco" in effetti c'e': innanzitutto l'intelligenza di usare strumenti veri - oltre all'immancabile "consolle" - che rende già subito un disco molto più ascoltabile.
Poi una fase di composizione molto attenta per non fare un disco tutto uguale - cosa piuttosto frequente oggi.
Infine qualche ospite che non guasta mai, ma mette il sigillo all'opera. Sinead O'Connor canta 1000 mirrors e Ed O'Brien - chitarrista dei Radiohead - suona e canta in tre pezzi del disco.
Insomma, un disco consigliato a chi piace una musica non convenzionale e con la sezione ritmica in primo piano.
Clicca qui per un ascolto.



Cat StevensAsian Dub Foundation
Enemy of the enemy
Emi/Virgin  2003 

 

 

 

La Musica che non c'è – Rubrica di Nuovo Progetto

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