CATTOLICI E POLITICA (2/5) bis

Pubblicato il 31-08-2009

di Alessandro Moroni

 

Storia della presenza politica cattolica in Italia: il primo periodo postbellico e le grandi figure di De Gasperi, Dossetti, La Pira, Lazzati, Fanfani.

di Alessandro Moroni

 



Su questo sfondo si stagliano alcune figure di spessore
tale da fare impallidire qualsiasi politico contemporaneo: sono gli anni di Alcide De Gasperi e di Giuseppe Dossetti, di Lazzati e di La Pira.
De Gasperi, statista trentino culturalmente e politicamente formatosi sotto l'impero austro-ungarico, fu l'uomo che, da presidente del consiglio negli anni della ricostruzione, riuscì a traghettare l'Italia attraverso le macerie prodotte dalla guerra civile e il clima di odio e paura conseguenti, reinserendolo a pieno titolo nell'alveo della comunità internazionale. La sua vita attraversò tutte le tragedie della prima metà del XX secolo: la prima guerra mondiale (che lo colse già sui banchi del parlamento asburgico, a difendere l'italianità e l'autonomia delle popolazione del Trentino), l'avvento del fascismo (dopo l'esilio di don Sturzo ricoprì per poco tempo la carica di segreterio del partito popolare, per essere poi arrestato e scontare un anno di carcere al quale seguì un periodo di isolamento politico e forti disagi economici) e poi la seconda guerra mondiale.

Finita la guerra fu nominato presidente del consiglio dei ministri, il primo dell'Italia repubblicana. Dapprima guidò un governo di unità nazionale e, in seguito alla storica vittoria elettorale del 1948, il primo governo a guida democristiana. Dimessosi nel 1953, morirà l'estate dell'anno successivo in vacanza nella sua val Sugana. Fu, tra le altre cose, europeista convinto, al punto da essere considerato uno dei padri fondatori della comunità europea: profondamente cattolico ma di matrice culturale mitteleuropea e filoliberale, seppe sempre conservare la propria autonomia di giudizio e indipendenza di pensiero, che difese strenuamente: come quando, nel 1952, seppe opporsi a Pio XII che avrebbe visto favorevolmente l'instaurarsi di un fronte compatto di centro-destra (esteso ai neofascisti del MSI, per intenderci) per impedire l'avvento di un sindaco socialista a Roma. Fu una scelta difficile che costò moltissimo a De Gasperi sul piano personale, come risulta dalla testimonianza resa ai più intimi tra amici e collaboratori ("Proprio a me, un povero cattolico della val Sugana, è toccato di dire no al Papa..."). Gioverà ricordare come ne sia in corso la causa di beatificazione: attualmente gli è stato riconosciuto lo status di servo di Dio.

Giuseppe Dossetti fu, nella dialettica politica interna al partito, contraltare dello statista trentino. La vicenda umana di quest'ultimo è peculiare quanto quella di De Gasperi e forse di più: nacque nel 1913 a Genova, quando De Gasperi aveva già 32 anni ed era parlamentare austro-ungarico. Giovane di AC, azione cattolica, bruciò le tappe laureandosi in giurisprudenza a soli 21 anni e andando ad insegnare diritto ecclesiastico all'università cattolica di Milano. Non ebbe mai problemi a schierarsi, quando la coscienza gli diceva che era il momento di farlo: antifascista, durante la guerra fu partigiano (anche se sempre rifiutandosi di portare le armi) fino a diventare presidente del CNL (comitato di liberazione nazionale) di Reggio Emilia. Alla fine del conflitto la sua carriera nella DC è folgorante: vicesegretario del partito già nel 1945, il 2 giugno dell'anno successivo venne eletto all'assemblea costituente e nominato membro della "commissione dei 75", incaricata di elaborare il testo della costituzione.
 bannerpol1.jpg


Svolse un ruolo fondamentale nella sottocommissione
che si sarebbe occupata dei "diritti e doveri dei cittadini", mentre l'amico e compagno di partito Giorgio La Pira si dedicò soprattutto ai "principi fondamentali". Gli interventi di entrambi furono universalmente giudicati di lucidità magistrale, in continuo equilibrio tra competenza giuridica, lungimiranza politica e sensibilità sociale: la costituzione italiana è una tra le ultime nate nell'ambito occidentale e democratico, e riflette in pieno la sua funzione ricostitutiva del diritto (quello che, per intenderci, era stato calpestato in 20 anni di dittatura fascista): come tale, dedica ampio spazio non solo alla definizione delle norme che regolano l'interazione dei cittadini con lo Stato, ma anche ai valori che sottendono a tali norme. Il testo della carta costituzionale quale è pervenuto fino a noi deve molto a Dossetti e a La Pira, forse i due più alti esponenti di quel cristianesimo sociale che nei decenni successivi segnerà profondamente - nel bene e, qualche volta, anche nel male - non solo la politica, ma tutto il costume nazionale.

Nel 1946 Dossetti insieme a La Pira, Lazzati e Fanfani (i quattro professorini, come furono additati dagli avversari politici) fonda l'associazione "Civitas Humana", nella quale riversa i capisaldi del proprio pensiero: un richiamo costante alla dottrina sociale della Chiesa, nell'ambito della quale le aperture sociali già insite vengono ulteriormente enfatizzate al punto da costituire un polo d'attrazione per le classi sociali meno abbienti ed in primis il proletariato, per il quale la DC non costituisce certamente il riferimento politico tradizionale. Si disse che Dossetti, La Pira e gli altri professorini si facessero interpreti di un "socialismo bianco", ovvero di una politica sociale di sinistra, deprivata solo del materialismo dialettico e degli altri capisaldi del pensiero marxista più in contrasto con la visione cristiana. La realtà andava ben oltre questa definizione, che ha il torto di rinchiudere in uno steccato una linea politica profondamente intrisa di spiritualità (con la probabile eccezione di Fanfani, il meno ispirato e più pragmatico dei quattro e che fu poi quello che, non a caso, andò incontro alla carriera politica di maggior successo).

 bannerdpg.jpg


Dossetti fu un politico del tutto anomalo già per la sua epoca
, molto più impregnata del senso della missione rispetto a quanto avvenga oggi: terminato il proprio lavoro presso la costituente era già pronto a farsi da parte se non l'avesse sconsigliato in tal senso il cardinale Montini (in seguito papa PaoloVI). Al congresso democristiano del 1949 la contrapposizione tra la corrente dossettiana e quella di De Gasperi, su posizioni decisamente più pragmatiche, apparve evidente. Dossetti, che a quel congresso poté contare sul sostegno di un terzo dei delegati, fu rieletto alla vicesegreteria del partito ma già nel 1952, preso atto del seguito che la sua figura carismatica incontrava, si dimise da tutte le cariche non volendo mettere in difficoltà il proprio segretario e presidente del consiglio, Alcide De Gasperi, nei confronti degli esponenti della destra democristiana. D'altronde, per lui stava maturando una scelta ben diversa: nel giorno dell'Epifania del 1956 pronunciò i voti; le autorità ecclesiastiche avevano nel frattempo dato approvazione alla regola della comunità monastica della "Piccola Famiglia dell'Annunziata", fondata dallo stesso Dossetti e basata su "silenzio, preghiera, lavoro e povertà". In seguito ricevette anche l'ordinazione sacerdotale, divenendo così don Giuseppe Dossetti e di fatto scomparendo, fatta salva qualche sporadica riapparizione, dai riflettori della politica.

Fiumi di inchiostro sono stati versati - per lo più a sproposito - sulla valenza politica e culturale di Dossetti, di La Pira, di Lazzati, uomini di provata fede e dalla vita esemplare (anche per gli ultimi due è in corso di svolgimento una causa di beatificazione); oltre che sulla corrente politica della sinistra democristiana che trasse origine dal loro apporto e sulle inevitabili strumentalizzazioni che ne seguirono, da ogni parte. È corretto dire che un minuto dopo la scomparsa silenziosa di Dossetti, nel 1996, iniziarono a fioccare i commenti più disparati, per lo più improntati alla mania tutta nostrana di catalogare e classificare, oltre a tutto secondo schemi vetusti e applicati pretestuosamente (cattocomunismo, liberalcattolicesimo, conservatorismo cristiano e così via); ma la classificazione è, di norma, lo strumento con il quale uomini piccoli piccoli usano prendere in considerazione la vita di personalità troppo grandi per la loro limitata visuale. Avessimo oggi, in ciascuno dei due schieramenti politici che si fronteggiano in un contesto di mediocrità e sporcizia totali, una figura di statura politica, etica, trasparenza di vita pari alla metà di quella manifestata dai vari De Gasperi, Dossetti, La Pira o anche, uscendo dall'ambito cattolico, Luigi Einaudi, Sandro Pertini e Pietro Nenni! Ne risulterebbe un'atmosfera sicuramente più respirabile.

 

Alessandro Moroni

[Parte prima]

 

Cattolici e politica 1/5
Cattolici e politica 3/5
Cattolici e politica 4/5
Cattolici e politica 5/5
 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok