CATTOLICI E POLITICA (2/5) bis
Pubblicato il 31-08-2009
Storia della presenza politica cattolica in Italia: il primo periodo postbellico e le grandi figure di De Gasperi, Dossetti, La Pira, Lazzati, Fanfani.
di Alessandro Moroni
Finita la guerra fu nominato presidente del consiglio dei ministri, il primo dell'Italia repubblicana. Dapprima guidò un governo di unità nazionale e, in seguito alla storica vittoria elettorale del 1948, il primo governo a guida democristiana. Dimessosi nel 1953, morirà l'estate dell'anno successivo in vacanza nella sua val Sugana. Fu, tra le altre cose, europeista convinto, al punto da essere considerato uno dei padri fondatori della comunità europea: profondamente cattolico ma di matrice culturale mitteleuropea e filoliberale, seppe sempre conservare la propria autonomia di giudizio e indipendenza di pensiero, che difese strenuamente: come quando, nel 1952, seppe opporsi a Pio XII che avrebbe visto favorevolmente l'instaurarsi di un fronte compatto di centro-destra (esteso ai neofascisti del MSI, per intenderci) per impedire l'avvento di un sindaco socialista a Roma. Fu una scelta difficile che costò moltissimo a De Gasperi sul piano personale, come risulta dalla testimonianza resa ai più intimi tra amici e collaboratori ("Proprio a me, un povero cattolico della val Sugana, è toccato di dire no al Papa..."). Gioverà ricordare come ne sia in corso la causa di beatificazione: attualmente gli è stato riconosciuto lo status di servo di Dio. Giuseppe Dossetti fu, nella dialettica politica interna al partito, contraltare dello statista trentino. La vicenda umana di quest'ultimo è peculiare quanto quella di De Gasperi e forse di più: nacque nel 1913 a Genova, quando De Gasperi aveva già 32 anni ed era parlamentare austro-ungarico. Giovane di AC, azione cattolica, bruciò le tappe laureandosi in giurisprudenza a soli 21 anni e andando ad insegnare diritto ecclesiastico all'università cattolica di Milano. Non ebbe mai problemi a schierarsi, quando la coscienza gli diceva che era il momento di farlo: antifascista, durante la guerra fu partigiano (anche se sempre rifiutandosi di portare le armi) fino a diventare presidente del CNL (comitato di liberazione nazionale) di Reggio Emilia. Alla fine del conflitto la sua carriera nella DC è folgorante: vicesegretario del partito già nel 1945, il 2 giugno dell'anno successivo venne eletto all'assemblea costituente e nominato membro della "commissione dei 75", incaricata di elaborare il testo della costituzione. |
![]() |
Nel 1946 Dossetti insieme a La Pira, Lazzati e Fanfani (i quattro professorini, come furono additati dagli avversari politici) fonda l'associazione "Civitas Humana", nella quale riversa i capisaldi del proprio pensiero: un richiamo costante alla dottrina sociale della Chiesa, nell'ambito della quale le aperture sociali già insite vengono ulteriormente enfatizzate al punto da costituire un polo d'attrazione per le classi sociali meno abbienti ed in primis il proletariato, per il quale la DC non costituisce certamente il riferimento politico tradizionale. Si disse che Dossetti, La Pira e gli altri professorini si facessero interpreti di un "socialismo bianco", ovvero di una politica sociale di sinistra, deprivata solo del materialismo dialettico e degli altri capisaldi del pensiero marxista più in contrasto con la visione cristiana. La realtà andava ben oltre questa definizione, che ha il torto di rinchiudere in uno steccato una linea politica profondamente intrisa di spiritualità (con la probabile eccezione di Fanfani, il meno ispirato e più pragmatico dei quattro e che fu poi quello che, non a caso, andò incontro alla carriera politica di maggior successo). |
![]() |
Fiumi di inchiostro sono stati versati - per lo più a sproposito - sulla valenza politica e culturale di Dossetti, di La Pira, di Lazzati, uomini di provata fede e dalla vita esemplare (anche per gli ultimi due è in corso di svolgimento una causa di beatificazione); oltre che sulla corrente politica della sinistra democristiana che trasse origine dal loro apporto e sulle inevitabili strumentalizzazioni che ne seguirono, da ogni parte. È corretto dire che un minuto dopo la scomparsa silenziosa di Dossetti, nel 1996, iniziarono a fioccare i commenti più disparati, per lo più improntati alla mania tutta nostrana di catalogare e classificare, oltre a tutto secondo schemi vetusti e applicati pretestuosamente (cattocomunismo, liberalcattolicesimo, conservatorismo cristiano e così via); ma la classificazione è, di norma, lo strumento con il quale uomini piccoli piccoli usano prendere in considerazione la vita di personalità troppo grandi per la loro limitata visuale. Avessimo oggi, in ciascuno dei due schieramenti politici che si fronteggiano in un contesto di mediocrità e sporcizia totali, una figura di statura politica, etica, trasparenza di vita pari alla metà di quella manifestata dai vari De Gasperi, Dossetti, La Pira o anche, uscendo dall'ambito cattolico, Luigi Einaudi, Sandro Pertini e Pietro Nenni! Ne risulterebbe un'atmosfera sicuramente più respirabile. |
Alessandro Moroni
|
Cattolici e politica 1/5 |
Cattolici e politica 3/5 |
Cattolici e politica 4/5 |
Cattolici e politica 5/5 |