Cenere sul capo, acqua sui piedi
Pubblicato il 24-10-2011
Il mercoledì delle ceneri raccontato da un missionario ha il senso vero della celebrazione che affonda nella vita.
di Michele Pio Sardella
Mercoledì delle ceneri, un rito semplice e sentito che segna l’inizio della quaresima. Sono un missionario e vi racconto le ceneri e la quaresima come le ho vissute in Malawi.
![«Il tempo di quaresima segna un momento importante nella vita delle 174 piccole comunità cristiane» Padre Michele tra la gente della missione in Malawi](/media/images/stories/foto2010/02febbraio/missione.jpg)
I chierichetti sono dimagriti e col volto smunto, i vestiti vanno larghi a tutti. Sorridendo un catechista mi dice: “Padre, noi siamo entrati in digiuno da fine novembre!”. Gli schemi penitenziali a cui ero abituato saltano di colpo. Immaginate di parlare a queste persone di digiuno, di penitenza, di non mangiare carne il venerdì. Scopro, invece, la bellezza dell’annuncio di Gesù: la vera conversione richiesta è credere alla buona novella e fare con più senso quello che facciamo sempre.
Capisco quanto mi ripeteva spesso Don Tonino Bello: “Michele, Gesù è molto feriale”. Con i due riti che segnano l’inizio della Quaresima (la cenere sul capo) e la sua fine (l’acqua sui piedi) il Padre abbraccia di nuovo i suoi figli e le sue figlie, per rinnovarne il cuore e la gioia di esistere per lui e per gli altri. Mi sforzavo di far crescere nel cuore dei catecumeni e dei cristiani una coscienza “felice” della fede e del rapporto filiale con Dio e fraterno con gli altri. Nelle cose di ogni giorno il Padre ci aiuta da capo a piedi.
![«Grandi, giovani, ragazzi e ragazze, le mamme con i loro i neonati, tutti desideravano quella cenere sul capo» Fedeli che hanno ricevuto le ceneri](/media/images/stories/foto2010/02febbraio/ceneri2.jpg)
Tra quelle teste e quei piedi vivevano persone, figli e figlie di Dio. La cenere tra la mia gente aveva significati molto diversi e in un certo senso più belli e profondi del triste annunzio del “ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. La polvere la respirano ogni giorno, ma è il cielo che desiderano. Avrei voluto dire loro “ricordati che sei cielo e al cielo tornerai”. La cenere è legata alle forze ancestrali, alla presenza benefica e protettrice degli antenati, è forza che sostiene e protezione contro il male.
Su quelle teste viaggia la legna, la farina, il raccolto, le valigie, nell’alternarsi di due piedi che camminano. Quella cenere che ponevo sul loro capo parlava loro di una figliolanza e di un Padre che cammina accanto a loro e in loro col suo Spirito in Gesù. La stessa cenere fa ricordare che gli antenati intercedono per loro presso Dio, invocando protezione per i loro figli, su di essi e le loro case, per i campi e le sementi appena immerse nel terreno, per le stalle, i greggi e gli armenti. Parla di una benedizione presente sulla loro vita e che li rinnova da capo a piedi.
La cenere posta sul loro capo è quella conservata dal grande fuoco di Pasqua quando, con le palme, ogni catecumeno faceva bruciare un oggetto a lui caro, in segno di ringraziamento a Dio per averlo chiamato a scoprire che Lui è Padre. Nelle antiche culture contadine, la cenere di alcune piante veniva mescolata e gettata nel solco insieme al seme; serviva a rianimare quel seme, a dargli vigore. L’imposizione delle ceneri non è, quindi, un segno di cordoglio e di penitenza, ma un gesto di rianimazione, perché Gesù cresca e giunga in noi a maturazione.
La cenere è figlia della risurrezione, parla di risurrezione, annunzia la possibilità per chiunque di risorgere a vita nuova, parla al cuore di ognuno di loro della bellezza di vederla anche sul capo dei vicini di capanna, di villaggio, di chi percorre le stesse strade della vita. La cenere parla di capacità quotidiana di “consumarsi e bruciarsi” per gli altri, per i poveri e per le tante povertà che ci circondano.
È la storia di un seme che, nascosto sotto terra, muore e dà vita ad una pianticella. Questa cresce, diventa legna, fuoco e cenere: ha terminato la sua esistenza donandosi e consumandosi.
![«... e tonificare, lavandoli con l'acqua, quei tuoi piedi stanchi» - Immagine: La lavanda dei piedi, Cattedrale di Aosta La lavanda dei piedi, Cattedrale di Aosta](/media/images/stories/foto2010/02febbraio/piedi.jpg)
Chiunque tu sia, non temere. Accomodati anche tu ai banchi di questa scuola di gioia e di vita per gli altri. Troverai un maestro umile e servo, col grembiule ai fianchi, pronto a rianimare il tuo spirito con la cenere e tonificare, lavandoli con l’acqua, quei tuoi piedi stanchi, su cui cammini e sui quali si posa la tua vita di ogni giorno. È un grande dono. Alza lo sguardo verso il cielo e canta coi tuoi fratelli e sorelle del Malawi:
Chimwemwe lero, chimwemwe lero - tilire Timaona dzuwa, mwezi, thambo la m’mwamba, nyenyezi; zonze zili nchito zanu, zonse muzisunga inu. Koma ndithu kopambana, nafe anthu mukondana, mutisunga, mutilera, nafe mukonda kukhala. |
Oggi gioia, oggi gioia – gridiamo insieme. Vediamo il sole, la luna; le nuvole in cielo, le stelle; tutto ciò è opera tua, tutto è curato da te. Ma la cosa più bella è che ami noi uomini, ti curi di noi e ci allevi, Ti piace stare con noi. |
di p. Michele Pio Sardella
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