Che strana scusa!

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

Non ho tempo per pregare! Che strana scusa! La preghiera, dice Evagrio, è l’elevazione della mente a Dio, cosa che si può fare in ogni momento, non richiede tempo, ma solo attenzione alla presenza del Signore Gesù. Tutto, nella nostra giornata, può essere santificato dall’attenzione: anche un bel bagno in mare può essere preghiera, dice padre Spidlik, se prima di tuffarmi penso a Dio grato del regalo che mi fa.

Però Gesù dice che per pregare è necessario entrare nella propria camera, chiudere la porta e pregare il Padre nel segreto. Non si tratta di una porta fisica, spiega il monaco egiziano Matta el Meskin, ma della porta del cuore: significa chiudere la porta ai pensieri a cui la mente sta aggrappata, ai rimescolamenti emotivi che ci tolgono la libertà interiore, l’ostilità, il disaccordo, il desiderio di vendicarsi delle umiliazioni subite, l’amarezza della vita quotidiana, le preoccupazioni per l’avvenire, per la propria salute o quella delle persone care. Ma chiuderla anche a quelli che ci sembrano pensieri positivi: la gioia di una relazione, l’autocompiacimento.

Si tratta di scoprire che c’è una camera dentro di noi, nella quale Dio abita e noi con Lui, ogni volta che scenderemo durante il giorno a pregare con Lui. Perché la preghiera è questo: un colloquio con Dio, e soprattutto il desiderio sincero e amoroso di un contatto spirituale con Lui. Se quel desiderio c’è, c’è la preghiera. Allora i minuti possono essere come giorni, sette minuti valere quanto le sette ore canoniche della preghiera fissata dalla Chiesa per indicare il pregare sempre, incessantemente, senza stancarsi, comandato dal Signore. La vigilanza del cuore, la conversazione segreta con Gesù cercata nel corso della vita quotidiana, nel lavoro, durante le ore di scuola, in famiglia, è l’adempimento dell’obbedienza alla richiesta del Signore.

bimba.jpgMa se la preghiera fosse solo un dovere, Cristo non ce l’avrebbe chiesta. Come sempre, ci chiede solo l’amore. Ci chiede di pregare per amore, perché ci vuole dove Lui è, e solo la preghiera è il mezzo di comunicazione che ci trasporta da noi a Lui. La porta che c’è fra le preoccupazioni del mondo e la camera segreta dove Dio abita, si erge anche fra il visibile e l’invisibile, fra la dimensione terrena e l’eterno. Per amore, Dio l’ha sfondata; è entrato nel mondo impastandosi con l’umanità per invitarci a camminare verso di Lui nel luogo della vera vita. Rispondergli vuol dire sfondare quella porta a nostra volta, con il nostro amore. La preghiera spalanca la porta, lo Spirito fa irruzione in noi, ci abbraccia, ci afferra e ci spinge in alto dove finalmente respiriamo. Lo scopo della vita spirituale è l’acquisizione dello Spirito Santo, diceva san Serafino di Sarov, e questo è il valore della preghiera.

Ecco perché è tanto difficile non solo trovare il tempo di pregare, ma l’attenzione e il desiderio per farlo, anche solo per un istante: perché la posta in gioco è alta, e l’invidia del Nemico è altrettanto grande. Ecco perché la carne ha desideri contrari allo Spirito, e il corpo, quando gli chiediamo di pregare, inventa mille pretesti per sottrarsi: ha mal di testa, mal di schiena, male ai piedi, è stanco, ha un gran sonno. E se uno fa un atto di volontà e si impone di insistere, ecco che le distrazioni lo assediano, vengono in mente persone e fatti del passato, lo stomaco comincia a brontolare e pregusta la cena della sera. Oppure, cadendo nel gioco del Nemico, ci sdoppiamo: una parte di noi prega perché deve farlo, l’altra fa in fretta, perché duri il meno possibile.

ragazzo.jpgMa stanchezza, malessere, fretta sono tutti sintomi che il nostro tempo non è ancora quello di Dio, ma solo il tempo materiale del nostro io. Pregare è ancora solo un atto meccanico della nostra giornata. Dio invece aspetta da noi il “Ti penso sempre” degli innamorati, chiede nostre continue parole d’amore. Solo la preghiera d’amore è capace del miracolo che il Signore cerca per ciascuno di noi: il riscatto del tempo, la trasformazione del tempo di morte in eternità, e il riscatto dell’io, il parto di un Volto di luce che, preghiera dopo preghiera, affiora misterioso sul nostro volto.


Flaminia Morandi
NP novembre 2006

 

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