Chiamati all'unità e alla pace

Pubblicato il 14-09-2011

di laura e giancarlo

Nuvola a forma di cuoreLa forza della storia è l’amore. La pace è frutto della comunione d’amore con Gesù.

di Madre Anna Maria Cànopi, osb

 

Giacomo Colombo, Madonna del Rosario, San Severo (FG)
Sulla soglia del primo mese dell'anno troviamo ad accoglierci, con sorriso rassicurante, la Madre di Dio; come umile e altissimo trono, ella regge sulle ginocchia Colui che è la nostra Pace, il Rex Pacificus, cantato con giubilo nella liturgia del Santo Natale. Quasi presi per mano e guidati da lei, ci avviamo per i sentieri di questo nuovo versante del tempo, affascinati e insieme intimoriti dal mistero della storia, dall'esperienza del fluire inarrestabile della nostra terrena esistenza e dal senso, un poco confuso forse, ma pure insopprimibile, dell'eternità.

Sentiamo che tutto il nostro essere rifugge dalla disgregazione e anela alla totalità e all'unità; a quell'unità in cui sono ricuperati e potenziati tutti i frammenti del nostro vivere alla diaspora del secolo presente, nel continuo rischio di smarrirci nella tortuosità della logica umana e perdere di vista la via lineare e la meta del nostro cammino.

È quindi provvidenziale che proprio il 1° gennaio si celebri anche la giornata della pace e nello stesso mese abbia luogo la settimana di preghiera ecumenica per l'unità dei credenti in Cristo.
Tutto ci dispone ad una più seria presa di coscienza della nostra vocazione cristiana e della nostra missione nell'ambito della Chiesa, che è missionaria nel mondo intero.
Hanna Varghese, Mani giunte
Siamo chiamati all'unità e alla pace, a collaborare con Dio al compimento del suo disegno di universale salvezza, anzitutto corrispondendo personalmente alla grazia del Signore per diventare uomini interiormente unificati e pacificati. Cosa possibile unicamente mediante la totale sottomissione al Vangelo, per configurarci a Cristo che, dall'eternità Unigenito del Padre, si è fatto nel tempo "primogenito tra molti fratelli" (cf. Rm 8,25; Eb 2,9-18).

L'amore, dunque, che spinge il Padre a donare il Figlio all'umanità perduta e che spinge il Figlio ad offrirsi in un'obbedienza fino alla morte in croce, quello stesso amore deve spingere noi cristiani a spenderci totalmente per contribuire alla costruzione di quel Regno di Dio che non è di questo mondo, ma si rende presente e visibile nella santa condotta di coloro che vivono secondo la nuova legge e la magna cartha delle Beatitudini, le quali sono diametralmente opposte alla mentalità del mondo che rifiuta Dio in nome di una illusoria autonomia e si asservisce a una moltitudine di idoli, tutti derivati dalla concupiscenza degli occhi e dalla superbia della vita (cf. 1Gv 2,15-16).

Il cristiano oggi, come sempre, deve respingere ogni compromesso e ogni complicità con questo mondo dominato dal mistero di iniquità e combattere la buona battaglia della fede unicamente con l'armatura spirituale che riceve da Dio: "State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Bernardino Del Bene, Pregiudizio RazzialeTenete in mano lo scudo della fede, con il quale potete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiera e suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi" (Ef 6,14-18).

Così vengono plasmati e temprati, nella Chiesa, i costruttori di pace. Questa, infatti, scaturisce dall'ordine interiore della carità che genera accoglienza reciproca e unità. Preludio della ricapitolazione finale di tutte le cose in Cristo (cf. Col 1,19-20) tale unità e tale pace sono un anticipo della beatitudine eterna nella comunione dei santi.
Quali altri fondamenti ed orientamenti si potrebbero dare, oggi, agli sforzi che si compiono per ricomporre l'umanità dilaniata da tante forze distruttive e rendere più sicura e più serena la vita di ogni uomo e di ogni popolo?

La pace non è una naturale condizione di benessere: essa non può essere adeguatamente garantita nemmeno da una equa spartizione e condivisione dei beni, ma è frutto di una comunione d'amore, dell'incontro decisivo con una Persona che ci ama, con Gesù Cristo. Colui che, in persona, è la nostra Pace e ci rende capaci di amare e di servire, di chiedere perdono e di perdonare, di vivere riconciliati con il Padre e con i fratelli.
Dolce è perciò avanzare nel cammino della vita sotto lo sguardo tenerissimo di Maria che mentre porta il Figlio ne condivide il trono regale e governa, insieme con lui, i nostri cuori quale Regina di pace e Madre di misericordia.


Madre Anna Maria Cànopi, osb
Abbazia benedettina "Mater Ecclesiae"
Isola San Giulio (Novara)
da NP gennaio 1996




 
 
 
 

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