Ci vuole tempo

Pubblicato il 11-10-2021

di Flaminia Morandi

Bambini fino a 15 anni, giovani dai 16 ai 24, adulti forse responsabili tra i 35 e i 54. Non prima, dice una ricerca dell'Università Cattolica di Milano. Ci vuole tempo. Ci vuole sempre più tempo. Per tutto ci vuole tempo. Per far diventare un alberello di pochi centimetri una quercia capace di dare ombra e proteggere il terreno dalle frane, ci vogliono 40, 50 anni. Ai genitori ci vuole tanta pazienza per vedere i frutti della loro cura educativa, della loro attenzione, del loro amore.

Prima, tra mille angosce, gli toccherà assistere, senza poter far molto se non continuare ad accogliere e ad amare, ai mille volti che può prendere l'incoscienza dei loro figli, prima che una buona ispirazione cominci a farli crescere.

A Pietro c'è voluto far finta per tre volte di non conoscere Gesù, vederlo morire in quel modo (o sapere da altri come stava morendo, non è attestata la sua presenza sotto la croce), constatare il sepolcro vuoto senza dar credito alle donne, prima di fare la sua professione di fede. Gli ci è voluto vedere Gesù sulla riva del lago, gli ci è voluto sentirsi chiedere da Gesù per tre volte se gli voleva bene (tre, come i suoi rinnegamenti), per capire che la sua infedeltà, il suo peccato non era un impedimento ad amare il Signore, ma anzi era quello che adesso glielo avrebbe fatto amare di più: è il peccato perdonato che mi fa capire il senza limiti dell'amore di Dio per me.

Ecco perché Pietro riceve l'incarico di pastore della Chiesa: perché da peccatore perdonato ora saprà perdonare gli altri. L'istituzione Chiesa è fondata sul perdono, sulla capacità di amare di più, di più, di più. Ci vuole tempo per capire.

Ecco perché la Pentecoste, letteralmente "Cinquantina", giorno di nascita della Chiesa, arriva il cinquantesimo giorno dopo la domenica di Pasqua, ben sette settimane, per indicare un tempo molto lungo. Ci vuole tempo per rendersi conto del dono ricevuto.

Pentecoste è il compimento cristiano di Shavu'oth, la festa ebraica della mietitura, quando il popolo d'Israele portava all'altare un covone, la primizia del raccolto: la libera scelta di essere obbedienti alla Torah per amore, non per obbligo. Non a caso si leggeva la storia di Ruth, una straniera che diventa ebrea attraverso le stesse tappe spirituali del popolo ebraico e sarà l'antenata del Messia.

I Padri pensavano che a Pentecoste sia Cristo a offrire al Padre noi, i covoni della nuova creazione, dorati dal sole della grazia, esposti al vento dello Spirito, dopo la sua risurrezione non più schiavi, ma figli. Gli apostoli escono dal cenacolo inebriati per annunciare fino all'estremità della terra che lo Spirito Santo ora la legge l'ha scritta nei cuori, non più la legge della costrizione, ma la libertà dell'amore, dice il Sinassario della liturgia orientale.

Ci vuole tempo perché lo Spirito che riposava sul Figlio riposi su ogni essere umano diventato "figlio nel Figlio". Ci vuole tempo per ciascuno di noi per arrivare a scegliere di non vivere nella morte, ma nello Spirito di vita, capace di trasfigurare la morte e farle invertire la rotta.

NP Maggio 2021

Flaminia Morandi

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