CLAUSURA: aldilà delle grate

Pubblicato il 31-08-2009

di bruno


Oggi è la “Giornata pro orantibus”, nella quale la Chiesa ricorda in modo particolare gli uomini e le donne che hanno consacrato la loro vita a Dio nei monasteri di clausura in ogni parte del mondo. Vocazione in aumento nell’ultimo anno. Perché a 24 anni scegliere di entrare in clausura, abbandonando tutto e tutti? Una giovane suora si racconta.


di Clara, del Monastero Clarisse di Bergamo


Meteore - Grecia
Perché a 24 anni una giovane sceglie di entrare in clausura? Perché abbandona la cara famiglia, l’amato lavoro, l’entusiasmante servizio in oratorio, i veri amici e le belle passioni? Tutto cominciò da una ricerca. Tante domande nel cuore chiedevano una risposta per la vita: cosa significa che il Signore è via, verità e vita? Chi è questo Dio che per qualcuno è così importante e per la massa inesistente? E poi, cosa vuole da me? Dov’è la verità?

Fra questi interrogativi, sentivo il bisogno di approfondire la mia fede, di avvicinarmi un po’ di più a questo Dio misterioso che, inaspettatamente, pareva mi attendesse: così mi sono messa in cammino. Ho frequentato dei ritiri con l’accompagnamento di una guida spirituale. Ritiri? Guida spirituale? Il ritiro permette di stare in luoghi appartati, avvolti dal silenzio e questo favorisce l’allontanamento dal frastuono giornaliero, il prendersi cura della propria interiorità, ascoltando se stessi e il Signore che parla utilizzando svariati linguaggi (le intuizioni, i gesti, le voci, gli scritti, la natura) pur di giungere al nostro orecchio e al nostro cuore. La guida è una persona che ha già fatto un po’ di cammino nella via del Vangelo, con cui ci si trova in sintonia e ci si confronta sulla vita e sulla fede.

Già, vita e fede non sono due realtà separate, ma si intrecciano: il nostro Dio è appassionato dell’uomo, per cui niente di ciò che ci riguarda è per lui banale, indifferente o disdicevole. Tutto prende tra le sue mani, anche quella domanda che, dopo due anni, riecheggiava ancora prepotentemente in me: ma qual è la mia vocazione? Pensando alla consacrazione religiosa mi sentivo attratta dalle forme più radicali: di clausura (le clarisse) o di condivisione con i poveri (le suore di madre Teresa); ho scoperto che nella mia città c’era proprio un monastero di clarisse e questa non mi è apparsa una casualità! Non conoscevo nulla di questa realtà che mi affascinava, così ho deciso di avvicinarla.

Ho iniziato a frequentare la fraternità, a partecipare alle giornate di spiritualità proposte per le giovani e ad alcuni momenti di preghiera liturgica, ad incontrare una sorella che poi mi ha accompagnato nel cammino di discernimento. Pian piano ho scoperto la ricchezza della preghiera della Chiesa (liturgia delle ore) che, nella familiarità con la Parola, favorisce l’incontro con il Mistero e svela un frammento del suo volto. Questo il “cuore” della vita delle sorelle, che ritma la loro giornata: vanno in coro sette volte al giorno, compresa la notte, staccando dalle altre attività, per incontrare sia nella Parola pregata insieme che nella meditazione personale il Signore, unico e sommo Bene.

Una scoperta importante che ho fatto durante il cammino è stato il volto misericordioso del Padre: nella mia miseria e fragilità Lui mi accoglie e mi ama; quando “cado” non punta il dito, non mi punisce, ma è sempre lì con la mano tesa, pronto a perdonare e a rialzarmi: sono amata di un amore “assurdo” e infinito. Mi ha colpita anche l’esperienza della fedeltà del suo amore che non viene mai meno; Lui da sempre è fedele alla sua promessa che noi, per fede, ritroviamo nella Parola ascoltata e custodita, nella testimonianza dei fratelli che ci vivono accanto, nelle intuizioni che la grazia accende nel cuore; da queste certezze è scaturita anche la mia fedeltà che è risposta a Lui che previene.

Meteore - Grecia

Non capivo tutto, quella realtà nuova mi pareva da una parte connaturale, eppure un “oltre” mi attraeva. Cos’era? Chi era? Quel Signore, che aveva conquistato il cuore di Francesco e Chiara, che ormai conoscevo un po’ di più, mi stava di nuovo aspettando. Lentamente si delineava nel mio cuore la possibilità che la loro, diventasse la mia forma di vita. Con un po’ di timore e tremore ho accolto l’invito del Signore “Vieni e vedi” e mi sono incamminata con fiducia e serenità lungo questa nuova via. Ho accettato la proposta di vivere un’esperienza in clausura, così, per quattro settimane, ho condiviso con le sorelle i loro spazi e i loro ritmi. È stato un tempo breve, ma significativo, che mi ha permesso non tanto di conoscere, ma di intuire com’è la vita al di là delle grate!

Quando capisci che non ti basta pregare in chiesa, nella navata dei fedeli, non ti basta incontrare per due ore una sorella in parlatorio, allora è tempo di valutare: Signore cosa vuoi che io faccia? Qual è il bene per me? Tutto mi conduceva alla scelta di iniziare questa nuova vita. Rileggendo la mia storia ho rintracciato un “filo d’oro” che univa i diversi frammenti; certe esperienze, alcuni incontri, varie intuizioni, qualche sensazione mi riportavano all’unico Creatore e Padre: solo lui può operare prodigi, a partire dal miracolo di esistere ogni giorno, fino al vivere “qui ed ora” della sua Presenza inenarrabile. Andava crescendo il desiderio di vivere in pienezza, di donare la mia esistenza a Colui che è la Vita con la “V” maiuscola.
Pare assurdo scegliere la “vita” tra quattro mura, tra venti sorelle non scelte, ma trovate in dono… eppure intuivo che proprio lì Lui mi aspettava.

Pur sapendo di rinunciare ad un marito e ad una famiglia, di incontrare la solitudine che, seppur abitata dal Signore, è segnata dalla nostalgia di Lui, il presente-assente, la mia vita non poteva che essere tutta sua. E quando si sta con Lui, si impara ad avere il suo stesso cuore verso i suoi figli, nostri fratelli, in particolare quelli segnati dalla sofferenza e dalla povertà; abbracciando questa forma di vita, avrei potuto arrivare a tutti.
Ho accolto l’invito ad entrare in monastero per sperimentare questa vita affascinante, ma ancora sconosciuta: il 23 ottobre 2004 ho fatto un “salto nel vuoto”, sostenuta solo dalla certezza della sua presenza che… basta in tutto!

Oggi posso raccontare che, in un anno e mezzo di cammino tra le Sorelle povere di santa Chiara, mai mi sarei aspettata di scoprire tante cose nuove su di me, sul Signore, sulle relazioni con gli altri…, sulla Vita.
E questo è grazia: sì, “La Verità vi farà liberi”, la Verità mi rende libera!

Clara, Monastero Clarisse di Bergamo
da Nuovo Progetto aprile 06



 




 

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