Con arco e fucile alle olimpiadi

Pubblicato il 09-08-2012

di sandro

di Sandro Calvani - Bhutan: il Paese che ha inventato l’indice di felicità alla ribalta delle cronache internazionali e della simpatia.
Tutti ci ricordiamo il credo fondamentale delle competizioni sportive: “L’importante non è vincere ma partecipare”. In Bhutan, un piccolo regno sulle montagne dell’Himalaya, due giovani di 28 anni hanno preso sul serio questa idea di Pierre de Coubertin (1863-1937) facendone un obiettivo da centrare nella loro vita e non solo uno slogan. Sherab è una tiratrice con l’arco e Kunzang è una tiratrice con carabina ad aria compressa. Insieme rappresenteranno il loro Paese alle prossime Olimpiadi di Londra. Sono state scelte grazie alla regola che permette ad ogni comitato olimpico di partecipare in alcune gare anche se i suoi atleti non si sono qualificati.

Le due atlete si sono allenate nel loro villaggio per poter far onore al proprio Paese, pur sapendo di non avere possibilità di vincere una medaglia, competendo con sportivi perfettamente preparati e ben finanziati di altri Paesi. Sherab e Kunzang sarebbero felicissime di poter battere alle Olimpiadi almeno i loro stessi record personali. “Ma anche il solo partecipare ci rende molto felici e la nostra partecipazione fa crescere la felicità di tutti i concittadini del Bhutan” hanno aggiunto. Con le sue due atlete quella del Bhutan sarà la squadra più piccola alle Olimpiadi del 2012; da Nauru, un’isola indipendente del Pacifico, ci sarà un solo atleta, e dunque niente squadra. Il Bhutan applica il principio espresso dalle sue giovani sportive anche nelle sue consultazioni su temi politici ed economici molto delicati, dove l’opinione di un piccolo Paese di 708.000 abitanti, schiacciato tra giganti geo-strategici come la Cina e l’India, non può vincere, e afferma però il diritto di partecipare.
Ed è riuscito nell’affermare che l’obiettivo dei popoli e dei governi dovrebbe essere la crescita della felicità della gente, non quella del reddito pro-capite o della ricchezza nazionale. Una originale risoluzione proposta dal Bhutan alle Nazioni Unite nel luglio 2011 – nella quale si propone la felicità come indicatore del progresso dei popoli – fu approvata all’unanimità senza generare le solite contrapposizioni tra i fautori del mercato e i sostenitori del welfare. E dall’anno scorso la ricerca della felicità e l’indice di felicità sono stati riconosciuti dalle Nazioni Unite come indicatori del progresso delle nazioni. Man mano che tale valutazione viene raffinata e studiata dagli esperti, essa diviene sempre più apprezzata e trova diverse applicazioni ed interpretazioni. Il premio Nobel per la pace Mohammed Yunus nel maggio 2012 ha sottolineato in un discorso a Bangkok che perfino l’obiettivo principale delle imprese dovrebbe essere quello di costruire il bene e la felicità, mentre il pur necessario profitto dovrebbe essere solo uno strumento e non il principale obiettivo dell’impresa.

Il tiro con l’arco è uno sport nazionale, amato da tutti i cittadini del Bhutan e diffusissimo in ogni angolo del Paese: rimane anche uno dei pochissimi sport al mondo nei quali le donne possono gareggiare e vincere contro gli uomini, cosa che capita spesso in Bhutan. Le competizioni sono comuni in tutte le feste di villaggio dove gli arcieri si distinguono con gonnellini tradizionali, archi e frecce coloratissime, varie cerimonie e danze propiziatorie prima e dopo le gare. Quasi tutti usano archi di legno perché un arco di fibra di carbonio costerebbe quanto un anno intero di stipendio. Fino al 1974 il Bhutan è rimasto un Paese isolato dal resto del mondo, perfino senza televisione fino al 1999. Dall’inizio del nuovo secolo il Paese ha cercato di divenire una meta turistica non tradizionale: per spiegare la sua diversità alcuni siti online sottolineano che la capitale Thimpu è forse l’unica al mondo a non aver ancora installato un semaforo. Il Paese infatti è povero secondo gli standard internazionali di reddito pro-capite. I giovani sono passati rapidamente da una civiltà molto tradizionale all’era di internet. In poco più di una generazione sono comparse le strade, l’elettricità, l’abolizione della schiavitù, il frigorifero, le automobili, la televisione e internet. Tutte novità che hanno scosso profondamente la vita tranquilla della fine del secolo scorso. Anche l’economia ha subito una crisi di trasformazione ed è comparso il problema della disoccupazione, prima sconosciuto, soprattutto dei giovani. I disoccupati, che sono circa il 9%, cercano lavoro online anche in Paesi stranieri, pur sapendo che non potranno portare all’estero le loro tradizioni di poligamia sia degli uomini che delle donne, o l’abitudine a sposarsi in prova per due anni o la piena tolleranza nel mettere al mondo dei bambini ed affidarli poi alla comunità. Attraverso internet i giovani cercano soprattutto informazioni sul resto del mondo e spazi per un’educazione moderna che è difficile da trovare all’interno del Paese soprattutto a livello universitario.

Il Paese è ricco di diversità geografica ed ambientale, con terre basse a soli 100m slm fino a montagne oltre 7.000m, in gran parte abitate anche in altura in piccoli villaggi isolati, dediti all’agricoltura e alla pastorizia. Gli abitanti chiamano il proprio Paese Drukpa, che significa drago, ricordando le tante mitologie che sono ancora fortemente radicate nella cultura e nell’arte buddista. Il drago è raffigurato anche nella bandiera nazionale. Il buddismo è praticato nella forma Vajrayana diversa dai Paesi vicini perché discende dalla predicazione del lama Drupa Kunley che morì nel 1529, ritenuto santo ma anche un po’ pazzo e ribelle. Un quarto della popolazione è induista. Il capo dello stato, il re Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, con i suoi 28 anni è il più giovane re al mondo.

Il re ha continuato la forte attenzione di suo padre all’impegno del governo per costruire la felicità dei suoi concittadini come proclamato dalla Costituzione. La rivista Business Week ha scelto il Bhutan nel 2006 come il Paese più felice dell’Asia e l’ottavo nella classifica della felicità del mondo. Nel 2011, l’allegrissimo matrimonio del giovane re è stato ammirato dal mondo intero con più simpatia della cerimonia sfarzosa del matrimonio del principe William in Inghilterra. Nonostante il Paese sia in testa alle classifiche di felicità, ha ancora un bel po’ di strada da fare nella realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, soprattutto nel campo della salute pubblica e dell’educazione per tutti. L’analfabetismo rimane forte anche perché una sola delle quattro lingue parlate nel regno ha una grafia che si può leggere, scrivere ed insegnare. Il tasso di scolarizzazione è tra i più bassi in Asia, intorno al 60%. “Le Olimpiadi sono state i primi giochi capaci di fermare le guerre. E anche il nostro sport è bello e piace a tutti perché si tira solo a bersagli e mai a nessun essere vivente” dice Sherab. Le sue frecce faranno felici i suoi due bambini ancora piccoli, tutto il popolo del felicissimo regno del Bhutan e milioni di spettatori delle Olimpiadi. Tutti ammireranno le due giovani tirare su qualche bersaglio difficile, senza badare all’arco di legno o di fibre di carbonio. E tutti sperano che dall’arco ben puntato del Bhutan vengano presto delle frecce centrate nel bersaglio dell’educazione e della salute per tutti.

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok